Volontà - anno XII - n.10 - ottobre 1959
poi spulano lullo nel calino, con estrema naturalezza: un inglese - « se vai a Roma fa come i Homani » - li imita subito, egregiamente. Dopo il pranzo comincia la Cesta, che durerà sino a notte alta e ri• prenderà la mattina, verso le dicci; ci spiegano che è una specie di bat• tesimo, ma il bambino ha già almeno sci anni. ll cortiletto si riempie di gente, venula da fuori e dall'interno della casa, alcune teste si sporgono dal muro di cinta, altri vi si sono seduti; c'è un b1-ulichio di bambini, un ac– catastarsi di adulti, un viavai di donne; nonostante la agitazione generale le donne restano sempre da un lato, gli uomini dall'altro. Un uomo tiene alla una lampada e si sforza, continuamente consigliato dagli altri, di far luce nel punto più giusto, dove l'azione de\'e essere seguita da 1u11i.Il bam– bino, messo al centro del cortile, in ginocchio, ha gli occhi stralunati e Ja bocca deforme, in una con1inua smorfia frignante, mentre due Jonoe anziane gli tirano le mani lontano dai fianchi e gliele ungono iuinterrot• tamente - per tutta la durata della festa - con la pomata nerastra tutto– fare, propria della zona; fa veramente pietà, con la lunga veste grigio– marrone, quel verso disperato, gli occhi allerriti: è un incrocio pre-unumo fra un salice piangente e una crocefissione 1.ncdioevale, con l'11sta orizzon• tale spezzata. Davanti, a due passi dal lesteggiato, si svolge la sezione allegra della cerimonia: su uno spazio di due metri quadri, in mezzo all'agilissima cal– ca di una settantina di persone, si 8\'vicendauo a danzare e a cantare, al ritmo del lungo, stretto tamburo, il giovane dalla gellabà ( che l'agita io aria come una mantiglia da torero), due donne, e una giovi nella; a volte il gruppo del.le donne fa coro, con grida acute e Crasi monotone, che rie– scono a coprire, a tratti, il lamento del bambino. Il 1>adre riceve i regali, li solleva sul capo ad uno ad uno, li presenta con la ripetizione di una breve frase liturgica; mentre il portatore di lampada si siira verso l'alto per illuminare gli oggetti: torte, indumenti, biglictli di banca sventolati orgogliosamente, numerati come bandiere di vittoria. Lo studente di Oxford, obiettore di coscienza e quacqucro, offre trecento franchi i per un'errata trasmissione delle parole che accompagnano il denaro neJle tortuose vie di quel miscuglio umano, il dono viene declamalo come quello di un va• loroso combattente algerino. A me (a male alla testa, stupisce e non commuove, questa lunga se– <ruenza da Miracolo o Milano alla decima potenza, rivisto li in un buco di mura di un ,,maggio africano; stracci che danzano, miseria che grida, bambini sporchi sballottati sulle spalle deJle madri sino a tarda notte. Non è gioia vera quella, non è diverlimento (se non nei pochi momenli della ragazzina che si produce a cantare per la prima volta in vita. sua), non sono doni quegli omaggi portati per la forza della tradizione. Osservo i volti degli uomini, sono seri e attenti al rito: solo a noi sorridono, per invi.larei a passare in prima fila e a divertirei i guardo i visi delle donne, sono tesi nello sforzo meccanico delle note acute, che accompagnano con gesti alti, compiuti secondo un rilo prefissato: vedo i bambini con i Yohi attoniti, girare fra di noi come in mezzo a una foresta di alberi impazzili. 586
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