Volontà - anno XII - n.10 - ottobre 1959
to, dagli occhiali alle scarpe; il discorso ormat è intricatissimo, le risa più rumorose e più cattive, i fichi ancora più dnri. Quando riesco ad alzarmi e a uscire dal cerchio, il gioco dei saltelli,. delle grida e dei buffetti si è mutato in una specie di assalto e di pressione incontroJlata. I passeri sono di\·entali lupacchiotti: dopo pochi melri in• vece che fichi cominciano a piovere sassi, dappxima radi e lontani, pOi lentamente più fini e più precisi. Se mi voltassi di scatto e fingessi di rincorrerli, so che scapperebbero, come me1.z'ora prima, quando bastava la finta di un passo per farli indietreggiare di Ire metri; non lo faccio per un senso di dignità idiota, per lasciarli giocare ancora un poco. Mi salva una donna, che viene incontro sulla pista: alle sue parole di rimprovero - quando mi passa di fianco, sull'asineJlo, con la testa fasciala in uno, t1traccio bianco, polsi e caviglie adorni di segni tatuati, mi pare persino bella - i ragazzi fuggono, tutti assieme e rapidissimi, \'Crso un gruppo di case lontane. Ma si vede che non bastava, quelJa sera. Quando arrivo - con anda– tura rapida e decisa come una ritirata strategica - al limitare del pianoro e già vedo dall'altra parte della valle la fila di alberi che segue la trincea intorno alla casa dei ragazzi, un "ecchio pastore:, che sta a un lato della pista con il magro gregge, risponde al mio saluto e s'avvicina. Mi {ermo– perchè ha una faccia gioviale e intelligente e tiene in braccio un agnel– lino come i Gesù Cristi dipinti; e poi i cani che ha vicino sono piccoli e miti. Invece il pastore, deposta la bestia, mi pianta nel petto il bastone come se fosse un'arma e sorridendo con gli oed1ietti lucidi e vi\'aci, mi dice: « Frant:.a tac tac; Mohamrned ben Yussef dé/endu, "; la prima me– tà della frase pronunciata con evidente gioia e soddisCazio.ne, la seconda accompagnala da gesti di chiarissimo rincrescimec.to. Mentre ripete quelle parole, con la stessa alternazione di senlimenti, parecchie ,•ohe, e i cani già buoni iniziano ad abbaiare, comincio a seccarmi e gli dichiaro, per misura di prudenza, la mia nazionalità italiana. AHora tutto cambia: mi straccia la mano a forza di strette, non insiste sul (alto che io non abbia una macchina, perchè ha capito che non sono un colono, e mi assicura che con un italiano siamo 1.ifkif, cioè alla pari, in regola, in buona armonia. ~ ormai chiaro che in quella zona, dei berberi zaiani, non hanno mol– ta simpatia JlCr i francesi e che la situazione non cambierà, sicchè non introdurranno l'insegnnmento, biJinguc, anche lì. I bambini sono dei pic– coli selvaggi e i grandi ammazzerebbero volentieri, con gusto, tutti i fran– cesi; ma purtroppo il re, Mohammed Quinto, l'ha proibito; per il mo– mento, soltanto, sembra che il \'ecchio speri. Riprendo il cammino con passo ancora più veloce, mentre è quasi buio; e quando scorgo l'amico al– gerino nella sua quieta atlesa, penso che in certi casi la pesca non è un<> sport così scemo. 584
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