Volontà - anno XII - n.10 - ottobre 1959
roseto del patio, su cui dà la porta della nostra stanza, prima accartocciati dal vento, appaiono, nei lampi, quasi frantumati; infine, improvvisa, una calma eia notte stellata. Dopo tre ore, <1uando alle cinque il capocampo du– ra pili fatica a svegliarci, carezzando la coperta sui nostri piedi e aggiun– gendo c'est l'heure con il suo accento terribilmente inglese, troviamo la nostra biancheria (lasciala ad :1sciugare sul rosaio) strappala e dispersa sulle piastrelle dai colori nuovamente limpidi, iua secca come se fosse ri– masta al sole per un gioruo intero. Un'altra eccezione all'equilibrio climatico sor10 stali quallro giorni di calura, dall'inizio dell'alba alle due di notte: il metallo delle brande, te– nute in camerata, scottava come se Cosse rimasto presso un caminetto; il nasello degli occhiali, tolti e rimessi nel tempo di cacciar la testa sotto l'acqua ristoratrice anche se tiepida, bruciava la pelle; di notte la massi– ma parte di noi, europei e algerini, portavamo fuori le brande, nel palio e nelle corti. L'insonnia era lunghissima, dedicata alla lettura della carta celeste, dietro il movimento di molli e bianche isole di nubi; e accompa• gnata clalrassidua irrequietezza degli uccelli, che popolavHno i cespugli di rose e i due bassi, tozzi peschi ciel giardino. Così numerosi e morbosamente appiccicati alle piante, che a scuoterle, si libravano nell'aria pochi istanti, per rjcacciarsi subito ne] fogliame denso, come io celle d'alveare; così fe. stosi e vocali, all'alba e al 1ramon10 (all'inizio e alla fine del nostro tempo di lavoro), da formare un intreccio cli zufoli molteplici e di\'ersissimi, ac• cavallati e densi come un groviglio d.i aeree, invisibili ragnatele. Con la bran• <la a due metri dal tronco di un pesco, seguivo nella penombra lunare la Joro vita notturna, intensa e instabile, i saltelli da un r:tmo all'altro, i bisbigli, i respiri, i convegni affrettati e presto dispersi; una vivacità le– nita e soffocata sì, 1:i:iaaltrettanto agile e intelligente come la leopardiana descrizione della loro vita diurna. Soltanto poche ore prima dell'alba una lieve frescura ci invitava a coprirci e un affrettato sonno chiude,•a il corso dei pensieri e il nostro lunghissimo giorno. 19 Quali sono stali i lavori effettivamente compiuti e le opere rimaste, dopo un mese di campo del Servizio Civile Internazionale? Eccone l'elenco, perchè nel lettore non resti, cli <1ues1anostra esperienza, soltanlo il ricordo di figure psicologiche e la descrizione di un ambiente poetica– mente esotico. Da uno degli edifici situali intorno alla corte quadrata, già adibiti ad uso agricolo, sono stati ricavati due clormilori per una sessantina di ragazzi: era un allo vastissimo magazzino, con la parete esterna fatta di pietre a scacchiera, a pieni e vuoti, per l'areazione; con un suolo di terra, in forle pendio; con una porta sola verso l'esterno, senza finestre, il tetto sconnesso. Oggi sono due dormitori, con pa,•imento di cemento, quattro finestre, due porte verso l'interno, pareti imbiancate, tetto integro. Dai locali, rozzi e abbandonati, siti sul lato opposto della corte sono nati: un lungo lavatoio per i ragazzi e le docce, con impianto d'acqua calda; 576
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