Volontà - anno XII - n.10 - ottobre 1959
zoletti di colore morto, andare a spasso col mammeIJone fuori, per allat• tare, Inoltre era queslione di principio: se gli uomini avessero seguito Jo imperativo inglese, la civiltà sarebbe indietro cli millenni e nel Norclafrica i francesi avrebbero costruito capanne di legno e sterpi, o bianchi e piatti douar anzichè fabbriche (poche purtroppo) e grattacieli; e indossato la pura gellabà (vasto càmice bianco da signore che ha fatto la prima co• munione) o la grigia incappucciata veste berbera, invece di camicia e pantaloni. Con cui si può lavorare, mentre non è possibile, portando il costume nazionale: inCatti la massima parte degli arabi, stabilmente oc– cupati, usano abiti europei. Del resto la reazione :xenofoba all'abbigliamento altrui è stupida e spregevole anche in Europa, anche in Italia: quando vediamo transitare nella galleria cli Milano frotte di nordici e nordiche con calzoncini cor– tissimi, lo spettacolo non dispiace a chi, ancor sano cli mente e parco di anni, deve andare in ufficio in perfetta tenuta, calzoni lunghi, giacca, cra– vaua, e magari giarrettiere. Nè si può schierare con quelli che si sdegna– no e protestano: massa di parrocchiani e di aclisti, commendatori da mer– cato ortofrutticolo o industriali del tessile, tanto incapaci cli mutare il lo– ro modo di vita, per accettare i costumi altrui, che ovunque vadano, in Iavezia o in Belgio, a Londra o a Montreal, voglion mangiar soltanto ta– gliatelle cli Bologna o risotto alla milanese e bere liquori a tutte le ore. Al luogo della doccia venivano anche, in ore diverse, le donne del vi– cinato a prender acqua, a lavare i panni, mai o <ruasi - ho contato tre o quattro casi, in un mese di permanenza - a lavare una parte cli sè ( i piedi} e, su estensioni cutanee di poco maggiori, i bambini. Sono donne che non abbassano gli occhi, che ci guardano, anzi, con evidente, attenta curiosità: lavoratrici domestiche e campestri dalle mani grosse e dure come quelle dei muratori algerini ciel campo, alle quali non affiderei, per carità! nes– suna parte cli me; piene di più, meno, per, e uguale, tatuati sulla radice del naso, intorno al colJo, lungo le braccia, dalle caviglie in su: il pensiero d'incontrar gli stessi segni in zone più affettive dei loro corpi mi fa paura: potrebbero causare un'improvvisa interruzione del dialogo naturale, pel"' la soluzione assurda di una operazione aritmetica. Il normale corso dei nostri lavori è slato facilitato da1la quasi perfet– ta regolarità del clima: caldo ma secco e ventilato; calura dalle nove alle cinque, poi via via sempre pii, Cresco sino al colmo della notte; vento quasi continuo, spesso anche nelle ore pieuamente meridiane. Un solo temporale, di notte; retoricamente annunciato da una lunghissima prefa– zione di lampi e tuoni, cli assalti del vento che spazza,•a il pavimento, 611 sotto le brande e dietro i nostri saCchi, dove nessuno aveva mai pulito; aperte le porte e le finestre, passeggiava gelido per la camerata e dentro le nostre coperte come Cosse in casa sua: come quel temporale di Paster-– nak, che arriva su di corsa per te scale della dacia a cercarne i padroni. Poi corde fitte d'ac<rua arrabbiata per un quarto d'ora; i peschi e il 575,
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