Volontà - anno XII - n.10 - ottobre 1959
per loro il segno più evidente della nostra diversità: noi avevamo un mon– do aperto, dietro e davanti a noi che ad essi mancava. Una volta che dal sacchetto della posta vennero fuori sette lettere, tutte per l'ingegnere fran• cese, lo scherzo di distribuirne una per ciascuno ai compagni algerini, era più di un gioco affettuoso: era il desiderio di riprendersi un diritto per• duto. Ad ogni nostra partenza - noi europei la.sciammo il campo separa– tamente, fra la metà e la fine del mese - le loro parole di commiato, pres– so il distributore di benzina sulla strada nazionale, nell'attesa, a volte lun• ghissima, di un tassì per Tiflet, erano unicamente ricordi di città a loro notissime e sperauza (già sentita come infondata) di riviverle presto: To– losa Parigi Marsiglia Bordeaux, Torino, Ginevra Zurigo, Francoforte, Bru– xelles. Sopratutto la faccia delle stazioni e delle strade, i treni e gli au– tobus, quella piazza che si attraversa sempre; le cose, insomma, che sono vere per chi vive agendo, lavorando, muovendosi: esattamente l'opposto delJa loro situazione attuale. Dopo mezz'ora di chiacchiere insieme a molte tazze di caffè, di nuovo lavoro, dalle quattro alle sette, se necessario sette e mezzo. Cena dopo le otto: vitto come a mezzogiorno, ma un solo piatto, più la frutta, auzichè due. A dormire, con tre coperte, senza lenzuola, su comode brande, non oltre le dicci: quando l'elettricista andava a fermare la dinamo, prima di scendere a salutare la sua ragazza. 18 I momenti più belli della giornata erano due. L'ora di riposo pri– ma della cena, quando il vento diveniva più fresco, la penombra ca– rezzava gli alberi dispersi sul ]imitare del declivio e ci si poteva stendere sull'erba, soli, in silenzio, a godere la dannunziana lievità della sera. E la doccia in mezzo alla corte grande, dopo le undici, sotto il sole pesante, con la gioia di toglierci veramente tutta la polvere la terra la calce e il cemento, accumulati sul corpo nella lunga mattina di lavoro; doccia nei primi giorni più libera, perchè fatta, da noi europei, completamente nudi; quindi limitata dagli 3lip, dopo l'assidua ed esplicita reazione di qua!!i tutti gli algerini: per un misto di conformismo mussulmano, di volersi mostrare all'altezza della mediocre morale europea, per timore dell'am• biente. I primi a cedere sono stati gli inglesi, in omaggio al principio del seguire i costumi del paese che ti ospita: when in Rome, do 03 t.he Roman4 do; mentre altri hanno opposto una resistenza accanita e argomentata. Ci erano già altre cose, che accettavamo senza la minima reazione, tuttavia fastidiose al corpo, non all'anima (come la poca pulizia de1la cucina: per quanto coloro che erano stati al campo di Sakhiet, in Tunisia, rilevassero con soddisfazione che da noi la situazione igienica era infinitamente mi– gliore); sicchè gli algerini e i marocchini potevano ceder loro, sul pro– blema pudore. Abbastanza discutibile, del resto, se si pensa che sui n1ar• ciapiedi del più bel viale di Rabat, l'avenue Mohammed Cinq, ho visto signore arabe di buona condizione, i vestiti lunghi sino al piede, privis– simi di potere d'attrazione, il viso coperto sino a metà dei;li occhi da !az- 574
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