Volontà - anno XII - n.10 - ottobre 1959

sto il permesso all'autista ( altrimenti mi avl'ebbero magari sparato, trovan– domi dentro, la mattina); a Marsiglia, ho passato dieci alberghi, prima di riuscire a fermarmi in uno; le stanze libere c'el'ano, cominciavo a riem– pire Ja fiche, ma quando vedevano il mio nome, subito saltava fuori qual– che ostacolo: in alcuni casi era troppo bello, in altri troppo brutto, il loro hOtel. Sinchè alla fine, benchè il padrone insistesse per convincermi che l'ambiente era troppo di lusso per un tipo come me e mi mostrasse il let– to a due piazze, le tende, i tappeti, il bagno con doccia, bidet, W. C. lu– cidissimo, gli dissi: No, no, non preoccupatevi, ho i 2500 franchi, e an– che più, se c'è bisogno: qui mi pare abbastanza in ordine e pulito, ci resto. A Parigi, già prima di <1uel breve tempo d'attentati, ho passato una settimana come una bestia, perchè non trovavo una stanza in cui siste– marmi. Bastava la mia faccia, prima ancora del nome, perchè mi chie– dessero se ero spagnolo o italiano; no, nè l'uno nè l'altro ... « Allora siete algerino, ci spiace, non possiamo ... )), Alla fine ho messo un'inserzione su un giornale, firmata con un nome d'italiano. Hanno risposto due vec– chietti; che mi accolgono molto gentilmente, mi mostrano la camera, bel– la, su una grande piazza; accetto subito, pago immediatamente tutta la mesata, e quando la donna mi chiede il documento d'identità, dico c'he mi scusi; l'ho lasciato a casa, glielo porto appena rientro. Corro a pren– dere le mie valigie, dopo un'ora son di nuovo 1ì e mi affretto a sistemar• mi, dispongo bene le mie cose nei cassetti e poi faccio per uscire. Mi ri– chiedono il documento e glielo do: Signore, ci avele ingannali, mi pareva ci fosse qualcosa, nel vostro comportamento e nel vostro accento, che non era proprio italiano». 1< Tuttavia non hanno il coraggio di buttarmi fuori, ormai; e soprat– tutto non hanno quello di perderci il denaro, su cui hanno già fatto i conti. Sono restato presso di loro tre mesi, trattato come un figlio; qualche volta, la sera, andavo in cucina a chiacchierare, mi offrivano il caffè. Quan– do sono partilo la donna mi ha detto: Signore, non credevamo che gli al– gerini fossero come lei, delle persone come gli altri. Signora, tutti gli al– gerini sono come me; sono degli uomini che hanno bisogno di lavorare; non credete ai giornali, non dicono la verità ». « Poi sono dovuto scappare; in Germania gli algerini li accolgono eempre bene; al confine mi hanno gridato: Ah siete algerino? Entrate! Entrate! Dopo un mese in un centro di raccolta, con denaro per le pic– cole spese, buoni per mangiare in qualsiasi trattoria della cittadina, e un letto assicurato, ho avuto un lavoro: prima dieci, poi quindici marchi al giorno ( 1500-2250 lire), e anche un corso serale di perfezionamento. Ma sentivo il dovere di entrare nel maquis, e per questo ho deciso di partire. Due mesi sul mare, clandestino sulla prima nave in cui ho potuto ficcar– mi: sono arrivato sino a Dakar, da Dakar a Las Palmas, e di nuovo a Dakar; infine ad Algesiras, dove mi hanno sbattuto dentro. Interrogatori continui, con persone diverse, e io davo risposte diverse; non tanto per– chè lo volessi, ma perchè non ricordavo mai queHo che avevo detto la 563

RkJQdWJsaXNoZXIy