Volontà - anno XII - n.10 - ottobre 1959
la prima nave che capita a Casablanca per andare dovunque, pur che noo sia l'inedia dei campi per rifugiati, nel Marocco. Sono due anni che non la vede, da quando riuscì a lasciare la Fran .. eia; renitente alla leva, era stato infine preso ddla polizia e, dopo qual•· tro giorni di segregazione, a digiuno, messo da\'8nti all'alternativa: o il servizio militare, o il processo e una lunga conòanna. Sceglie il soldato,. perchè è l'ultima possibilità che gli resta, di fuggire; dopo quattro mesi di compagnia di correzione, senza un'ora di libera uscita, malvisto o mal– trattato dai compagni e dai sottufficiali, è trasferito a Tolosa, in un'uniti normale, e diventa un soldato modello. Una sera si confida con un fran– cese, che è sempre stato dolce nei suoi confronti: « non posso continuare quesla vita, non ce la faccio più; la mia patria non è la Francia, è l'Alge– ria; se devo fare il soldato, lo voglio fare per il mio paese; hai visto– la nuova circolare? Voglion mandare avanti noi, in Algeria, per far ve– dere alla popolazione che anche noi siamo dalla loro parte, nell'opera di pacificazione; anzi, che noi siamo i veri algerini. Domani devo dare la. risposta, che deve essere un sì spontaneo e volontario: è chiaro che non posso... ». Il francese, che è un seminarista (amante più della verità che– della teologia, meno di Dio che degli uomini), lo aiuta a scappare. Tre mesi di prigione in lspagna, « dove non si può dire che si è algerini, al• trimenti ti riconsegnano (come fanno le autorità italiane) alla polizia francese. Dalla Spagna, se si resiste agli interrogatori e si dimostra d'es-– sere - senza documenti - egiziani o marocchini, iracheni o siriani, sii è condotti al confine di Ceuta o di Melilla ». 13 E. muratore anche lui, poi specializzatosi come stuccatore, più esat– tamente plotrier ( colui che finisce a gesso gli intonaci degli interni). << Per un mese, dopo il mio orario normale, andavo ad aiutare, gratuita• mente, un compagno anziano; aveva cin(1ue figli e ormai non ce la faceva più, a quel lavoro pesante. Perchè mi vuoi aiutare? mi chiedeva conti– nuamente. E io: così... non ci pensare ... pòrtatì a casa i soldi che ne hai bisogno. Alla fine una sera sono andato dal padrone e gli ho detto: do– mani vado via, fammi i conti. Perchè? non sei contento qui?». (C No, io sono pliitrier, non muratore. Lui spalanca gli occhi e noa vuol credere. Mettemi alla prova, e poi vedrai... Così sono passato da 80.000 a 120-130.000 franchi al mese, lavorando a cottimo nove, dieci ore al giorno. C'è un bianco che non va mai via, sulla pelle del viso e delle mani, per noi ingessatori; si vede anche di sera e alla domenica, quando, si è lavati e ben vestiti; quando passavo per strada, le ragazze, le più belle, mi segnavano a dito: quello guadagna bene, bisogna stargli dietro •· « Poi sono stato implicato nella lotta clandestina, portavo valigie di maniCestini da un capo all'altro del1a città; i padroni francesi non vole– ,,ano più darci da lavorare, alberghi e affittacamere ci respingevano, di notte si girava ore e ore prima di trovare un letto. In un villaggio, dove· era capitato a cercar lavoro, ho dormito in un pu1lman, dopo averne chie- 562
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