Volontà - anno XII - n.10 - ottobre 1959
C. vive a Casablanca con il fratello sposato, che vi ·abita da un decennio ed è entrato nelranuninistraziouc statale marocchiua. C. è disoc– cupato, ma pare senta il peso morale d'esser maatenuto dal frateU0 1 più con le parole che col comportamento. Ha poca iniziativa e qualche pre– sunzione piccolo-borghese; sa scrivere l 1 arabo letterario, è molto miope ma non porta gli occhiali: 1i vuole con una montatura moderna, con le lenti non cerchiate, oppure niente; conlessa che g)i bastano cento lranchi e mezzo pacchetto di sigarette per passare una giornata (elice, nel caffè dc– .gli algerini di Casablanca. Ha un umorismo speltneoloso nei gesti e nelle parole, quando rac– -conta - con gli occhi semichiusi per il timore Ji consumarli - 1a storia propria o Cala parodia di <1uella di un compagno; l'arguzia e la comicità gli escono htori dalle mani, mentre le sporge, per sostenere l'argomento, dalle spalle curve i e con unn mossa singolare, di pedella sincronia fra l'inclinazione del capo e le dita innalzate, simile a uno svolo, conclude J'argomento più inverosimile ed assurdo, come fo~e la cosa più naturale e invecchiala della nostra esperienza. Suo padre, gravemente malato, ha -ottenulo dai francesi il permesso di venire in aereo da Orano a Casablanca, .a rivedere i figli; quindi C. si assenta qualche giorno dal cnmpo i quando torna, lo stesso svolo ci comunica l'inevitabile fine cli suo padre. D. è un muratore di 23 anni, che ha lavorato diverso tempo in una cittadina della Francia ripopolata dagli italiani (specie meridionali) e dagli algerini i ha sposato un'italiana di 17 anni ed ha un bambino di due, che ha visto soltanto pochi giorni. Per avere la ragazza ha dovuto lottare contro il padre, accanitamente: in Francia è un disonore, anche per un terrone, dare la figlia a un bicot 1 ; infine, dopo una aceoltcJialina alla figlia da parie .dell'italiano, per meglio convincerla dell 1 improprietà del rapporto, la cosa è finita per il meglio; adesso si vogliono lutti bene; si stimano. D. conosce dell'Italia quello che gli hanno raccontalo i suoceri e la moglie, che ha lasciato il villaggio natale, nell'alto Appennino, a sette anni: miseria prima della guerra. fame durante; andare in giro a rubar patate, [rutta e legna, a cogliere insalata sclvatjca; mai a scuola. Poi la Francia, i primi tempi una sola stanza 1>ertutti nove, ma lenlamcnte, sem– pre meglio; del laYoro anche per i fratelli maggiori, ollrc che per il pa– -dre; subito a scuola, e a sedici anni anche per lei una la,•oro non mal retribuito. D. ama 1a moglie con un affetto primiti,•9 e immediato, stu• pendo: come un oggetto prezioso, meniamo un orologio d'oro, che è così una voha per tutte, e ch'egli deve riprendersi: o gliela spediscono in Marocco (ma sarebbe di nuovo la miseria, invece della Vespa, del cinema una vol- 18 la settimana, dei bei vestili) oppure lei lo ra~giungerà in Germania o in Ungheria. Se non ci sarù altra soluzione, lui si ficcherZt ncl1a stiva del- 1 Letteralmente o&nellino: è il lcrminc di!prcgiativo con cui i franctsi chiamano .sJi arabi. (n, d. /!.) 561
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