Volontà - anno XII - n.10 - ottobre 1959

11 Gli algerini che partecipano al campo di lavoro sono di due pro• venieuze: alcuni appartengono al personale della scuola ( il direnorc e due insegnanti.; più l'economo e il cuoco - che nel campo hanno le stesse mansioni); altri sono rifugiati che le autorilà algerine (UGTA e FLN) preposte ai centri di raccolta, hanno scelto o invitato a partecipar– vi; non sono cioè, come noi europei e come accade normalmente nei campi del Servizio Civile, dei volontari veri e 1aopri; in compenso cin<1ue o sei sono di mestiere muratori o capimastri, perciò utilissimi. L'ambiente mus• sulmano (per coslumi, più che per religione) ha impedito che nel campo entrassero ( come nella massima parie dei casi), anche deUe ragazze: que• sto ha reso più lenta e più difficile la formazione di una atmosfora comu• ne, ha ritardato quel senso (che è il prodouo psicologico migliore della vita collettiva in uo campo dello SCl) d'essere una unità operante, coo uno scopo cowuoe, dunote e dopo le ore di lavoro, durante e dopo i gior• ni vissuti insieme. Al di là dei brevi amori e delle piccole gelosie (la ge– losia unisce, è un tipico interesse comune) cht! invariabilmente nascono in un campo, la presenza delle donne, che sono la parte di noi stessi ehe ci manca sempre, rende l'aria più limpida e la mutua comunicazione, lra tutli, più intuitiva e rapida. Ma, a parte la carenza di Ccmminilità, in un campo come il nostro era di per sè arduo raggiungere un clima psicologico collettivo; poichè gli stessi cinque europei avevano già, ciascuno, una propria personalità, una esperienza diversa e conclusa, e una età interiore già matura; men– tre degli algerini, mediamente assai più giovani, ognuno possedeva almeno uo quinc1uennio di lotte e dolori, fughe e morti, e un presente fatto ( anzi che di vira) di ricordi, rimpianti, volt.i femminei continuamenle reioven• tati, e di speranza i.nslabilissima nel contenuto e nel tempo: « si torna in Europa fra un mese, o rivedrò mia moglie fra tre aoni? » Quelli tohi dal campo rifugiati per trenta giorni, vi sarebbero tornati subito dopo: a non far nulla per un periodo indefìuibilc; gli altri avrebbero continuato a lavorare coi ragazzi (situazione straordinariamente migliore), ma con il cervello spaccato: metà lontano; metù nella scuola, che 1>oi non sanno, in realtà, come organizzare: per un anno, tre o dicci? Una casa dei ra– gazzi che deve offrire le migliori condizioni nell'ambiente e nel momen– to altuale, ma che potrebbe sciogliersi o trasferirsi nello spazio di un mese se domani scoppiasse un solido compromesso fra i governi algerino e francese: lavoro ingrato e teso, quindi, anche se compiuto con affetto e simpatia. La vita di questi algerini - a parte il sogno di raggiuugere il m.a• qui,, che si realizza soltanto in casi eccezionali, poichè gli effettivi del• l'ALN sono già sufficienti al bisogno - che conc,scono un mestiere e ma– gari han voglia di impararne un altro, è fatta di rimpianto per l'Europa (s1>ccie per la Germania occidentale, di cui parlano meglio che della Mecca) dove lavoravano e guadagnavano bene e di speranza per uoa oc• cupazione qualsiasi. Un lavoro in Marocco (solut:ione estremamente rara, dala l'altissima disoccupazione locale), un corso di specializzazione per mu- 559

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