Volontà - anno XII - n.9 - settembre1959

massi statali, spontaneamente inviarono viveri a Budapest rivoluzionaria e affamata. E' vero che in Spagna la stessa cosa fu Catta in maniera più co– sciente. Ma in Spagna c"erano la FAI e la CNT che cos1i1uivano proprio NON GLI STRUMENTI, 1\1,\ L'AUTOCOSCIENZA DEL).,\ ltlVOLUZIONE. E, nonostante la sorpresa, nonostante che i compagni spagnoli si trovassero impreparati di fronte alla grandezza ,lei fatti ( mai si è su(ficienteruente preparati), una preparazione c'era staia. Basi i citare tre pro,•e: il Congresso di Saragozza <lc11'aprile 1936. il libro di Le,,al ,, Problemi economici della rivoluzione sociale spagnola>> pubblicato nel 1934, e quello di Santillan 1< L'organismo economico della rivoluzione» che uscì alla vigilia del colpo militare di Franco e dimostrò immediatamente Ja sua utilità. Vi fu molta improvvisazione ed era inevitabile. Vi furono perdite in– volontarie di articoli iusoslituibili e si produssero situazioni assurde per mancanza di allenamento o di capacità o per forza di circostanze. Ma mai lo spreco e la disorganizzazione giunsero all'eslrcmo che toc– carono in Russia, 8pecialmcnte ai 1empi di Lenin, quando a un'identica mancanza di allenamento e di capaciti1 si sommava una brutale e antieco– nomica cenlralizzazione con fini di dominio politico. E bisogna dire che i bolscevichi passavano il tempo, a for pinni e statistiche. Chi abbia assi– stito all'incf-ficiemm della macchina economica del fascismo sa cosa voglia dire pianificazione 1ornlitaria. La Spagna del 1936 dimoslra la utilità e la possibilità di una pianificazione libertaria, che porta a ,m sistema di patti liberi r di <"Ompensazioni. Se la guerra non avesse assorbito la maggior parte delle energie, se si fosse potuto approfittare, migliorandole, delle esperienze che si anda,•,mo facendo, s<".si fossero potute appli<"are le deci– sioni di congressi, come quelle di uno degli ultimi a proposi10 di una banca con(edcrale e simili (ricordo che alla fine si discuteva la gestione sindacale e si parlava di completarla con la f!Cstione cooperativa), credo che questo lavoro di studio, quantunque insufficiente, ma realizzalo nel vivo della realtà, avrebbe dato anch'esso i suoi fn111i di eUìcienza e prosperità. Cosf come si s,,olsero gli av,•enimenti, permise per lo meno la continuità della vita materiale, senza dittatura, in un clima di guerra e persino di disiaua. Credo che di piì1 non si possa chiedere. La diversità di quesle esperienze ci dice l'hc le straclc dell'anarchismo 11000molteplici, appunlo perchè sono slradc di liber1ù. Siccome la liber!Ìl è ess'enzialmcnte rispetto, il punto di pnrtcnzn è sempre una situazione lo– cale, rispetto alla quale gli anarchici e8crcitano o dovrebbero esercitare un'opera di« maieutica sociale» (per clir1o quasi con le parole di Socrate), che consiste nell'« aiutare a nascere » quel che è spontaneo e vitale. eli– minando gli ostacoli coattivi. Le co8truzioni ideali a.strallc, le cosiddcue « utopie » del tipo cli quella di WiJlirnn r\forris (che seduce ancora la nostra fantasia) o dell'« Anno 2000 )) del so<'ialista Bellamy, che nessuno ogp;i lei;rge e pochi ricordano, sono molto piì1 lontane dalla nostra n1tivi1à :mar– chicn che dall'opera di un partito politi<'o. che vnole coi-truirr- basando~i sulla forza governativa e che pertanto ritiene possibile, obblil!'ando gli uo- 49:',

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