Volontà - anno XII - n.7-8 - luglio-agosto 1959

Il parco trattori è perciò sicuro che le cooperative pagheranno. Ciò non ostante H problema resta; e le coo– perative, spontaneamente, non sol– leciteranno certo l'uso di macchine costose che ipotecano, come accade attualmente, la loro riputazione di ~olvibili1i1. 1 _. Le informazioni che si ottengo– .li no nelle cooperative sono molto 1rnrl!iali. Il socio che di solito ac– compagna i visitatori è un uomo di fiducia del nuovo regime. Non c'è che ascoltarlo, ma insieme cercare di sco1>rire qualche contras10 fra ciò che egli dice e ciò cJ1e si può vedere. Nella cooperativa Yiic/1 Kua (pro– spettiva Felice), sempre nel Kwnn– tung, lu guida mi dice che esiste un a3i/o infantile e un nido, finnnzinto dai genitori e dalla cooperativa in parti eguali. Ma poco dopo, passan• do per le risaie, i frutteti e i grandi campi ci imbattiamo in donne che la. \'Orano portando sulle spalle figli di due, ire, <1unttro anni. (La donna ci• nese, come quella giapponese, si porta il bambino dietro le spalle, in una specie di zaino; la mndrc re– sta con le mani. libere e il piccolo gode di una certa comodità e del calore materno). « E l'asilo? », do– mando. Nessuna risposta. 15 Ho "isita10 nuche alcune /abbri– c;/,e e cooperative di tipo arti– gianale. Le fabbriche sono moho cu– rate e dimostrano la particolare at– trnziouc che il primo piru10 quin– quennale ha loro ded"icato. Otto ore di lavoro, alloggio a buon mei-cato per tutti, cul'e mediche, asili e nidi d'infnnzin (questa volta davvero), sale di ri1>osoper donne gravide, as– sicurazioni sociali, pensioni. Per il momento le ferie \'engono concesse soltanto agli operai modello, che i– noltre ricevono medaglie e diplomi, premi in denaro e menzioni onore– voli sulla stampa. Nella maggior parte delJe fabbriche, d'ove il la– voro lo consente, vige il cottimo e lo spirito di competizione (rn gli ope• rai è alimentato dalla direzione. I salari in Cina sono di una ga,n– ma infinita. Da meno di uno yuan al giorno (260 lire) sino a venti (5200 lire) che preude il rettore di un'università. Mi interessava molto vedere una cooperativa di artigiani dediti a la– vori di pregio artistico, che sono !l-em1>re stati e sono tu11ora uua ec– cellente fonte di divisa estera. Mi domandavo in che modo l'indivi– dualismo di un artista potesse inqua– drarsi in un organismo di lavoro col– lettivo. La prima coo1>erativa che visitai fu la « cooperativa pechinese di scultori in avorio ». Centocinquantanove lavoratori tra– sformano l'avorio e la giada in que– gli oggetti preziosi che adornano le dimore degli amanti dell'arte o– rientale. Vi sono dei lavori per i quali un artigiano impiega un anno intero, il che complica ancora di pili il calcolo della retribuzione. Chiedo se la scelta del soggetto è lasciata al singolo operaio, oppure se dipende dalla direzione. Mi rispondono che la giada è una pietra assai cara, il <..Mallo è ancora piìi costoso, e che è necessario trarre il massimo 1>rofìtto dalla materia prima; per cui per i lavoro in giada e corallo, si dà sem– (He tm disegno bell'e pro1110, che l'operaio deve seguire. Con l'avorio c'è ml pò piìi di li– bertà, anche se per principio il sog• ~"Ilo deve essere accettato dalla di- 431

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