Volontà - anno XII - n.6 - giugno 1959
(territorio fisso, proprietà, ccc.). Più la compagine nazionale è stretta, pili forte è il patriottismo e maggior– mente conttivn l'educazione patriot– tica e guerriera. Con lo Stato nazionale, nutoritì1 suprema senz'nppello e sanzione, e con il patriottismo, le guerre ebbe– ro c1ncll'impulso (e masse sempre piÌI enormi di annali docili al CO• mando) che deriva dalle istituzioni, dall'emotività creata da un voluto '-tilc di vita, da un addestramento in massa diretto a scopi precisi. Il da molti asserito e vantato me– rito della guerra di avere costruito grup1>i sociali (nazioni) sempre più grandi, e quindi di avere fatto ces– sare le guerre interne, di tribù, di regioni e cittlt, di piccoli stati, è pu– ramente illusorio. Le grandi forma– zioni slntali svilupparono guerre sempre più micidiali e colossali si– no a quelle universali del secolo no– stro. La guerra divenne una malattia sempre più acuta e più diffusa del– l'umanità cc civile », retta in stati, leggi, religioni. Senza dire che le grandi unità po– li1iche (i grandi imperi) saldate con le guerre fnrono alla loro volta dis– solte ,da altre guerre e 1razionatc cli nUovo in altri gruppi guerreggianti– si di nuovo a vicenda. La guerra non ha operato, dunque, come un ce– mento duraturo. La mancanza di un'unica organiz– zazione politica mondiale (in tal caso. dovrebbesi cambiare il termi– ne «politica», così screditato) (a sì che il mondo soffra ancora del du– plice e contraddittorio codice mo– rale vigente uelle nazioni: benevo– lenza e solidarietà tra i componenti In singola nazione (patria), diffiden– za ed odio per il componente l'al- tra nazione 1 • Si rovesciano in ma– niera strana i valori, i concetti del giusto e del buono: ciò che è ma– le diventa bene, il delitto diventa eroismo (il Iamoso fiume divisorio di Pascal), si arriva alla piena con– traddizione, poichè nella guerra tra due patrie ciascuna parte combat– tente « difende la sua sncra patria », è nel suo « sacro diritto ». Restiamo nella mentalitll tribale clelle culture che chiamiamo infe– riori, e non siamo davvero da piit dei selvaggi, anche se abbiamo in casa il televisore. A dire il vero, i selvaggi sono calunniati, sia perchè essi hanno l'attenuante di evoluzio– ne e condizioni cli vita imperCette, la poca scelta dei 1.uezzi, sia perchC fra certi primitivi si trovano (Jualità spontanee di 111itezza, ospitalità, al– truismo, onesti, e decenza che dànuo dei pnali ai <(civilizzanti,,. (Ci so– no, o per lo meuo c'erano fino a po– co tempo fa, primitivi ignoranti la guerra, la menzogna, il Curto, la prostituzione, eèl altri iugreoìenti della nostra «civiltà»). Un'arma semplice e sicura La nonviolenza teude a sopprime– re questa dualità iu vistn di una u– nità più logica e pili benefica. Di sovrani pacifici e pacifisti non ve ne sono stati mai o quasi mai. 1 Su que;;la duplicilà di condotta mo• raie, l'. i Saui J111l'evolu:ione umana di Sir ARTIIUR KE1n1, Londra, Watts. 1947 (in• lt>ressanti e nutriti, anche &e di~utibili in ,,ari punti). L'A. nrrivn « alla conclusione che coloro che affermano il contrnrio sono ugualmcnle in errore, In vcrilÌI essemlo che In natnra dell'uomo, nl 1►ari di c111elln cli o– gni essere sodale, è d1111le:essi, è adnttata sia alla guerra che alla pnce • (p. 180). 353
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