Volontà - anno XII - n.5 - maggio 1959
<lelln 1nnleria uomo; soprattutto è però ragione, ovvero contatore regi• strante la realtà. Circa Je osservazioni sul dienccfo– lo rimnndinmo l'Onomar agli ultimi lavori in merito; se si palesasse, l'amico critico, glieli potremmo for– nire: potrebbero illuminarlo sulle [unzioni del diencefalo, come pro– duttore di latti psichici, i quuli, nes– suno pnò negarlo, hanno mia base cerebrale, quind.i materiale. A pro• posito delle neurosi l'Onomar parla di « meccanismo· psichico protetti– vo». Ciò vuol dire che anche la psi– che è nelle sue figure « protettive » meccnuicistica anzi che no. Racco– niaudo nll'Onor.uar il recente opu– scolo: Terr,, ccl U11iverso di Accn– talis (Editore Vec-Geuova). Vorrem– mo solo dire all'amico avversario che molte asserzioni sono frullo di esperienze, che spesso si risale alla causa partendo dagli effetti. Hn mai ,,isto l'Onomar gli atomi, le mole– cole? Eppure Democrito li aveva intuiti con l'occhio della mente pri– ma dell'era atomica. La materia è energia, dice l'Onomar. Chi ha mai detto il coni rari o? Ma 1a energin è anche materia: sarà l'energia flusso impercettibile di corpuscoli, fascio di uhm.microscopici elementi, di onde polverizzate, eterizzate quan– to si vuole, ma conceuualmente nu– che la energia è materia, seppure invisibile. La materia è energia che ha preso personalità, aspetto, lorma, qualità; l'energia è sostanzn con un'unica «originaria» qualiti1, an– che se in fisica può presentarsi con diversi indirizzi. Circa la speranza, d'accordo con l'Onomar: nel mondo ce n'è tanto bisogno. Tuttavia l'origine materiale della vita non esclude In speranza; essa è una proprietà implidta nella materia, nell'ideale mentale. A noi J)Crò, interessa la spertwzn terrena, non quella ultracosm.ica. La vita post mortc111, è per noi me– diocre educazione, è specchietto per le allodole, è catena nl libero natu– ralistico pensiero, il quale nulla per– de di etico e di bello, anzi acquista questi valori, se alla maniera dei saggi, viene insegnato il bene per il bene e non in conseguenza di premi o penalità inestinguibili ultrnmon– daui, necessari alla teodicea « terre• stre » ma non certo agli uomini sin– ceri, illuminati ed assetati di verità. Parlano <1ucste parole, i:;euzn « peccare di presunzioni e super• bia >1 numerosi pOJ)Olie uomini sag– gi. Nell'Oriente vivono milioni di esseri civilissimi che dell'anima e cli dio, secondo il concetto occiden– tale, non l1auno In minimn idea, an– zi la negano. Sono essi i milioni di buddisti (esclusi gli appartcneut.i alle selle teocratiche attuali orga– nizzate che haw10 deformato il ve– ro pensiero di 'Budda) di jaioisti, di mimansisti ecc. Gli ebrei negavano l'immortalità dcll'animn; i testimo– ni di Geova altrettanto. Il curato della nostra parrocchia, persino non nega affatto questo asserto: nella Bibbia I' immorialitì1 dcli' anima è cliiàramente negata . .Ma fra i nume• rosi Saggi che hanno parlato e par– lano m1 puro linguaggio ateistico potrei nominare tm pellegrinaggio di nomi: uomini snpienti, superiori cd altrettanto scevri di presunzione e ricchi di umiltà, direi meglio di santità: sono essi oltre Buddn, Jai– un e Sankia, Epicuro, Socrate, Lu– crezio, Eraclito, Bruno, Spinoza, Fichte, Vngncr, Nietsche, Hohbes, Heine, Kant, Hume, Hegel, Milton, 301
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