Volontà - anno XI - n.12 - dicembre 1958

lieri e di biografie pazzamente marxis1izza1e degli occidentali. (un pezzo ju rima, di cui la mia persona era l'involontario irriconoscibile contenuto, rui ha servito per dimostrare all'autore, in opposizione ai canoni ufficiali del partito, che l'arte, per esser veramente Lale, deve necessariamente deformare la realtà). L'oral"io normale, durante i diciassette giomi di permanenza a Kì.1- pino, era il seguente: lavoro dalle 8,30 alle 13, dalle 15 alle 18; in parte Hli e.ampi, a raccogliere e ('Umulare il fieno e la paglia (con l'aiuto di trat– tori ed elevatori, in muccl1i, pressapoco, di dieci metri per sei, :rn cinque d'altezza); in parte alla costruzione dì una scuola di specializzazione per giovani allevatori; il sabato dalle 8,30 alle )4, inLerrotto da un breve spun– tino. Conferenze e discussioni dalle 19,30 alle 21,30; quindi cinema al club del villaggio, oppure contatti ricreati,,i con la popolazione. Quantunque il percors.o ai luoghi di lavoro fosse compiuto su automez– zi, il ritardo di almeno un quarto d'ora è stato costante; U riLmo di atti– viLà, sia dei voloniari che dei colcosiani (che ovunque ci affiancavano) pili lento che nei normali cantieri del Servizio Civile; e frequenti le pause. Nelle opere di manutenzione ferroviaria, nei cantieri edili di Kharkov e di Mosca, alla segheria e nella fornace del colcòs, o sui campi (non parlo dell'induslria, di cui dirò pili avanti) il ritmo di lavoro appare inferiore a quello che si può comunemente riscontrare nell'Italia seltentrionale, in Germania occidentale, in !svizzera. Per cui vieut cùnformala l'ipotesi economica corrente che la piena oc– cupazione del regime sovietico sia forse in parte fittizia e in taluni i;ettori meglio definibile come disoccupazione mascherata; e il suo costo estrema– mente alto: nell'agricoltura l'esperienza mi ha mostrato che forse un ter– zo della manodopera, al livello attuale di meccanizzazion~, è già so,,rab– bondanle. (Ricordo che w1 pomeriggio verso le cinque e mezzo, capitai nella falegnameria a restiluire un attrezzo: c'erano sei colcosiani seduti in cerchio, in atteggiamento di riposo; « è duro, dico, dover continuare a chiacchierare sino alle sette! », e tutti ridono compiaciuti). Nella fornace già citata - che serve prevalentemente ai bisogni, col– lettivi e privati, dei colcosiani, nella quale ho passato diverse ore a cari• care i mattoni sugli autocarri - ho notato che il lavoro delle ragazze era continuo e più intenso di quello degli uomini, quasi sempre capisquadra: Ie donne lavoravano, gli uomini le guardavano, o andavano a raccogliere, per noi, le prime mele mature nei campi vicini. Parlare però di sfrutta– mento .della donna come fa molta stampa occidentale, mi sembra esage– rato; nel caso specifico, ad esempio, d'ue ragazze di diciassette diciotto anni, per otto ore di permanenza nella fabbrica (sette di lavoro, più una d'inlervallo per il mangiare: orario comune a moltissime imprei;e, anche metalmeccaniche) prendono 600-700 rubli al mese (che sono 37.43 mila lire, al cambio turistico, buono per questi calcoli, di dieci rubli per un dollaro - un rublo uguale a 62 lire e cinquanta); e l'oscillazione dipende dall'incidenza del cottimo. Quando lungo le strade ferrate si vcd'ono tre donne alzare dopo lunga osservazione una traversina, solto lo sguardo iucitalore di un uomo, si ha 643

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