Volontà - anno XI - n.12 - dicembre 1958

capelli meiallici, lineamenti fìni~simi, occhi lucidi e 1>ungenti. Compari\'a di rado al club, ma la prima sera aveva chiesto tutto - attraverso la mia traduzione - a una dattilografa d'Amburgo del nostro campo: quanlo gua– dagnava, cosa taceva suo marito, come si chiamava suo figlio. quanto spen– deva per vivere, nei piì.1 intimi 1>articolari; e scuotendo a lratti il capo, si convinceva: « Ah sì, ah sì, allora è meglio qui da noi». Mli alla mia domanda se Cosse contenta del suo lavoro rispose coo un accento di soddi– sfazione esaurita: « Naturalrncute ... sto sempre all'aria aperta». Di modi affatto diversi dalle colcosiane erano due univen1itarie di Sce– béchino, che talora capitavano a Kt,pino. L'una snella, attillata, i capelli corti e biondi 11redisposti in affettuoso disordine; piena di scatti e di sor– prese: ca1>ace di esplodere di gioia alla dichiarazione di ni('hiliflmo ~ splendida resurrezione dalle 1m~i1w morte dei suoi libri - gellata là per sbaglio l" fantasia da un volontari11 ocddentale; capa1.·e di farlo ~offrire per due or(', la sera precedente alla sua partenza, prima di 1>el'IIH"llergli l'uhimo lunghissimo addio. L'altra ,·astana, volto duro, occhi verdi come un mare inquieto. \'OCCtepida e ,olida come un affeno adullo; d'una pro– prielà nel ,es1ir,: quasi di domesti(.·n leniamente inurbatasi; n1rio.!la anche delle minime cose del mondo oe('idcntnle, a Lratli rabbiosn di non 1>os– sederle. Ambedue più libere sessualmente e critiche politicamente, df'lle tol– cosiane: di un umorismo quasi ocddcniale, non pri\'o di vennLure piccolo– borghesi, nel mettere in luce certe scomodità e arrelralczze della vita so– vietica. Le buche della strada erano ,e l'asfalto sovietico>>; e la libertZt di parola 1.·on,;isteva nella possibilità di mutare lo slogan " pacf' e amicizia,,, col quale anche noi eravamo ovunque aC'colti, con quello di « ami<'izia e pace». Una sera, al passaggio cli una macchina privata. una di loro osservò con astio: « chi sa come dia,,olo ha fotto a procurarsela! e pensare che mio 1>adrc [presidente di una i-tnzione macchine e trattori] t•lw la\'ora tanto, non t·i è mai riuscito ... ! ». Erano iscritte al Komsomòl « perc·hè ci son dentro tutti ... non c'entra esser comunisti o no ... e poi è pii:1 facile andare avanti!)) (Quf'st'ultima affernrnzione l'ho sentita ripetere, ('Oll molta naturalezza, come fotto di per sé evidente, an<'he da ,,olontnri 8ovie1id del campo). E ci ascoltavano par– lare dei 1101-tricampi in altri paesi (Inghilterra. Polonia. Auslria, Ger• mania) ('On un atteggiamento div('rsu dalla gente del \'illaggio: con una sete di esserci, non una curiosità intellettuale: un desiderio disperato, non lo sguardo alta fotografia d'un'altra terra. Dell'estero e degli stranieri sape– vano Ecohnnto quello che avevano IJOrtato a Mosca i partecipanti al festival della Giovemi1 uel '57 e l'unico, fragile, aggancio a una conoscenza dirf'tta era la speranza di partecipare al l)rossimo di Vienna. Il festival di Mosca era stato la grande esperienza, anche per gli studeuti del campo; eccetto che per il capo-gruppo sovietico, il quale, "icepresidente del comirnto delle orgunizzazioni giovanili dell'UHSS, ~i 1rovava a Budapest nel frbbraio scor– i,o, quando c'era Khrnssciò,. 651

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