Volontà - anno XI - n.8-9 - agosto-settembre 1958
ca gli occhi in fnccio, e io mi sento isolato, senza scorgere alcun raggio di luce, allora ri1orno alla Bhaga– vadgita. Trovo un verscllo qui e w1 versetto là... •· E che cosa egli legge io <1ues10 compendio dello spirito dell'anti– chissima filosofia vedica? Qucslo per esempio: « 'l'uuo questo mondo è 1>ervaso da Me, che ho assunto una forma impercepibile. Tu11i gli esseri sono in l\fe, non io sto in essi ... Lo spirito non è ucciso né uccide: egli non nasce nè muore mai: e non avendo cominciato ud esis1crc, non eari, mni tli nuovo. Esso è incren10, eterno, nel pnssnto e nel fu1uro ... lndistnil– tibilc, incre1110, clcrno, i111pcri1uro. Mette do purtc l'uomo ~li obiti vecchi, e di nuovi ne prende; così lo spiri10, llbbnndonnndo i vecchi corpi, entra in nuovi... e inclistrul– tibile è scm1>re lo spirito nel coq>o cli ogni essere, tu non dcvi conq>ian– gerc essere alcuno -.. « Libcr31i dai lacci delle azioni che producono fnatti buoni o c111tivi,e con l"animo volto olla rinunzio e alla devozione, , 1 ieni a Me ... lo sono lo stesso verso tulle le creature; niuua lo ne odio t• niunn i\li è predileua ... Tu11.cle esi– stenze, sia <'hc in esse predomini ln bonlà o la passione o l'ignora111.::.1, provengono da me. Questo mondo, illuso da quC'sti ire n11ribuli. non ri– conosce che io li tras('endo, immuta– bile. Di 111110 <1ucst'univenw io sono il Plldre, In Mndre, il Crcn1orc... : io sono l'im111ortnli1i1 e In morte, l'es– sere e il non essere ... Colui che non turba il mondo o cho dnl mondo non è lurbnto, t·hc t1i è rmanci1rnto dnllu gioin, dnl11irn, dlii 1imore, dall'in– quietudine, quci'IÌ Mi è caro». 468 Gandhi legge, « un vcrsello qui e un versetto là », ed esclanrn: « Es– si mi giungono al cuore, e il sorrigo rifiorisce subito sulle mie labbra, anche in mezzo a tragedie schiac– cianti - e sì, che la mia vita è stata piena di tragedie e.sleriori; e se queste non hanno lasciato nella min anima cicatrici visibili, ne sono in– tieramente debitore agl'in.;iegnnrnen– ti della Bhagavadgita. ». Che induistica fosse la sua intui– zione, piii che concezione, religiosa foudamcutnle nou prova giù, ri1,c• tiamo, che Gandhi t1.mme1tesse 111- cuua forma d'incarnazione del di– vino nell'uomo o .di suo in1erven10 nella storin, dis1int11 dli quella che « nell'Universo pcnc1rn, e ris1,lcndo in una parte pil, e meno altrove»; nè che egli ripudiasse In fede in un Krishna Dio, meno di <1uella di un C,-fato Dio. Certo egli credeva, a disJ>Cllo di tanta malvagità s1>erimcutata, nella bontà innata della natura umann e nell'ascendente che su di essa eser– cita la superiorità morale; nella ef– ficacia redentrice dell'amore che soC– [re, del dolore che ama - ragione dei suoi prolungati digiuni di puri– ficazione; nella insorgenza interio– re de.i \'alori morali dal nostro «io profondo»; nella permanenza e conservazione assoluta di essi, e nel trionfo finale - non sappiamo co– me nè dove nè <1uando- degli idea• li umani - : garnnle quell'intimo principio imnrnnente di finalità, di unità e di ·valore che egli denominò « Dio ». Fede in Dio per lui non significò professione cli prcsnnlllOii dommi e di a:nti<IUllte 1cologie, ma fiducia in sé stesso e nell'cminrn del
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