Volontà - anno XI - n.8-9 - agosto-settembre 1958
man, poi Cardinale Cattolico, che si apre con le parole: « In mezzo alla foschia che mi circonda, - Amica luce, deh ! guidami tu. - La notte è buia, ed io ben lungi sono dalla casa mia: - Amica luce, deh! guidami tn. - Reggi il mio passo: io non ti chiedo, o Luce, - Già di svelnr– mi orizzonti lontani: - Un passo 1>ervolta mi basta :». Afo su lui la figura del Crocifisso che perdona sulla croce ni suoi ero– cifissori esercitò un fascino 11,pecia– le. Il mattino di Natale 1931, in un molo della rada di Bombay, una fol– la d'Indiani cli Europei in nttesa del vapore Pilsna è seduta su cordami e sacchi di patate. Tra essi, Canditi e il Pro(. Edmondo Privftl. Qualcu– no domanda a Gandhi: « Che cosa ne pensate del Cristo e della sua dot– trina? » li Pri,•at prende appunti mentre egli così risponde: « E' il «Sermone della Montagna» che m'ha riconciliato col Cristiane– simo. Da Lauciullo, me lo ero raffi– gurato sotto Ja forma di una botti– glia di brandy in una mano, e unn bisteccn dall'altra: ma il contallo con i veri cristiani mi mostrò che tunn In vita cristiana era racchiusa in quel Sermone. Se anche Cossedi– mostrato che Gesl1 non è mai esisti– to e che tutto il Vangelo è un'inven– zione, il Sermone della Montagna manterrebbe per mc il suo valore: ed esso mi dice che il Cristianesimo non è stato ancora realizzato, a me– no che si ammetta che dovunque e'è un amore illimitato e assenza di s1>i– rito di vendetta, là il Cristianesimo è vivente. Ma si tratta di un Cris1in– nesimo che trascende tutte le eti• chet1e e tutti gl'insegnamenti dei li– bri, divenuto qualche cosa d'indf'- finibile, che non può essere predi– cato né trasmesso di bocca in bocca, ma solo da cuore a cuore. Ma non è così che genernlmente s'intende il CrisLianesimo. Quando sento canta– re: « Gloria a Dio nei Cicli e pace sulla terra )) 1 mi donumdo dove sia resa gloria a Dio e douc sia In piice sulla terra. Fino a che questa reste– rà una Carne insozitlla e finché non avreruo sradicato dalla nostra civil– tà la violenza, il Cristo non so.rà unto. E quando lo vera pace sarà na– ta nei nostri cuori, nou \'i sarà più bisogno di darne una dimostrazione, perché essa risplenderà nelle nostre vite, non solo individuali ma collet– tÌ\'e, e allora il Cristo sarà nato, e la sua nascità sari't non un aJlJliversa– rio, ma un av\'euimento costante del– le nostre vite. Ma si de\'e \'Olere una pace per ogui essere \'i\'ente: non si può \'olerla solo per se stessi. Si può, certo, provare pace anche in mezzo ai conflitti, ma solo· quando si sacri– fica la propria vita e si crocifigge se stessi per farli cessare, li Cristo vi– vente significa perciò una croce vi– vente: e senza di essa, la vita non è che una morte agitala e senza pace >>. Egli trovava naturalissimo che Musulmani, lndi1, Buddisti, Crislia– ni, diano una diversa e complemen– tare interpretazione della Sintesi di un Universo immenso, di una com– plessità che trascende la nostra com– prensione. Però le radici profonde della sua concezione, o piuttosto le forme pre– (erite dalle sue intuizioni spirituali, sono da ricercare nell'Induismo. E– gli stesso così scrivC\'ll nel 1925: « Il con.Cor10che mi viene dalla Bhagavadgita io non lo trovo neppu– re nel « Discorso del Monte» (Van– gelo). Quando la disillusione mi fic- 467
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