Volontà - anno XI - n.8-9 - agosto-settembre 1958

mente, la condizione << sine qu~ non » della sua perfezione, e c1oe l'amore. Perchè l'amore è bello e l'esaltano tutti mentre rimane allo stato di sogno e di pio desiderio, m:i tosto che si manifesta e si espande, son pochi quelli che non ne pren– dono paura. L'amore è una fiamma che dà lu– ce e calore, ma che pure consuma. Non sarà vero (e i santi e i fiducio– si fondatori di comunità ci dicono che non è vero, o che almeno non lo è assolutamente e uecessariamen• te), che se l'umanità è riuscita a so– pr,avvivcrc fino adesso è perchè ha saputo resistere alla tentazione del– l'amore e rifiutarsene le benedizio– ni, e che se vogliamo sopravvivere noi stessi ne dobbiamo seguire l'e• sempio. Sapendoci quindi, per que– sta voce istintiva 1 incapaci ed indegni del regno dell'amore, lo diciamo ul– dilà dell'uomo e scoraggian10 ogni moto che ne potrebbe rendere possi– bile l'avvento. Una volontà d'amore e una tede nella possibilità del suo regno son tuttavia i due massimi fattori spiri• tuali che hanno permesso di scrive– re le più belle pagine della storia del movimento comunitario. Ma l'in– teresse ch'esso suscita oggigiorno si può spiegare e giustificare piìi va. stamente e semplicemente come l'e[– (etto di tma reazione, diciamo di pili, di una rivulsione, d'uomini sa– ni ch'amau la vita e non voglion di– sperare della loro s1>ecie, contro condizioni di vita sociale tetre, in- 1ollerabili e disseccanti. V'è una reazione e una rivulsione, molto più estesa di quanto lo Caccian pensare gli esigui e sparsi organi in cui si articola, contro la tirannia di 462 una collettività anonima ed inuna– ne, contro la standardizzazione dei gusti e degli impulsi, contro la mec– canizzazione delle funzioni sociali, contro la burocratizzazione dei rap– porti, contro la centralizzazione dei controlli e delle iniziative, contro la commercializzazione dei valori, con– tro la manipolazione delle masse e la potenza bruta, sordida ed assassi• na delle grandi organizzazioni poli– tiche. Se la formazione di piccole comu– nità fornisca a chi ne fa parte un rimedio immediato ed esauriente ai mali tcstè elencati o se invece sia necessario o più opportuno che la reazione e la rivulsione contro di essi si definiscano e si organizzino, non in posizioni di rifugio e di di. fesa, ma in movimenti di lolla atti– va e diretta pel bene di quanti ne possono essere affetti, è una questio– ne che può essere lungamente discus– sa, ma i due termini di essa non sono necessariamente contradittori o esclusivi l'uno dell'altro. L'entrare a far parte di una CO· munità non significa necessariamente disinteressarsi del mondo e dei suoi destini come l'entrare in un conven– tC:. Si può menar vita comunitaria e parLeciparc al c.ontempo ai travagli e alle lotte del secolo, con buon1 ri– sultati materiali e morali e con er. fotti psicologici salutari, come pos– son garantire, ne son certo 1 i mem– bri della comunità di Glén Garden, N. J., dove si stampa« Liberation !.· Per altro lato, ehi è tutto coinvol– to nelle lotte e nei travagli del se• colo può. trarre da un breve soggior– no in una comunità un beneficiò si– mile a <1ucllo tanto apprezzato dai cattolici nelle loro giornate ·e set– timane di ritiro.

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