Volontà - anno XI - n.8-9 - agosto-settembre 1958

nello stesso tempo i padroni cd i guardiani. Cosi i loro greggi sono i più belli cd i più produttivi del– l'intera isola :o. Alla sLessa epoca la Sardegna e– sportava 40.000 quintali di formag– gio, ma la produzione cli lana (du– ra) non superava una medin di quat– tro libbre per ogni tosa di pecorn. AILt·a parLicolarità: In !abbrien di polvere da sparo di Cagliari impie– gava quale maLeria prima n salni– tro prodo110 dai pasLori che lavava. no la terra che pavimentava le grot– te-stalle, mescolandola alle ceneri ed evaporando al sole il nitralo co– sì ottenuto. D'ultra parte la « Relazione stati– stica sulla Sardegna>> (ratto di unu iochiesta effeuuata appunto agli ini– zii d'el 1800, pennette di constalnre che la ripartizione del capitale ovi– no tocca tuLLi i circondari sardi (e llart.icolarmente beninteso le tre Bar– bagie) esclusi quelli di Cagliari, Sas– sari, Oristano (Simaxis) e Campi– dano Maggiore. Il ccn:-imcnto del 1815 rivela l'e– sistenza del seguente bestiame: bovini domestici 105.391 (di cui 87.874 buoi da lavoro) ca VII lii 32.44,1 porci 23.539 hovini bradi 153.576 cavalli 16.961 porci 149.590 caprini 212.688 ovini 800.507 I pastori sono 76.000. L~ terre se– minnte raggiungono i 365.000 stnrel– li (misura agraria sarda pari a 40 e 20 are n secondo delle località) CO• sì riparLiti. 452 a grano starclli 277.321 a ori:o » 64.546 a leguminose » 23.047 Nella seconda meli, del secolo 19.mo le principali unzioni europee si trovarono ad nvcrc - grazie al progresso agricolo - nu patrimonio zootecnico con forte predominanza bovina. Le poche regioui che con– servavano ancora importanti greggi ovini furono così favorite da un au– mento cousid'erevole dei prezzi del formaggio di pecora ed il senso del guadagno ebbe presto concretizzato un aumento dei greggi. Abbandouamlo llraticamente la produzione di lana, già di molto di– minuita d'importanza <.lalla fine del 18.mo secolo in poi malgrado i ten– tativi di meglio affrontare la concor– rtnza con una rigenerazione della varietà attraverso l'impiego di mon– toni francesi, piemontesi e pugliesi, tentativi stimolati dal Cavourt lui stesso proprietario di greggi; man– tenendo la vendita di qualche dieci– un di migliaia di agnelli da vendersi per carne; la pastorizia sarda si det– te con foga alla produzione d'el suo principalissimo prodotto: il peco– rino sardo. L'aumento dei greggi ovini deter– minò la diminuzione dei bovini in c.:ouseguenza di una mentalità agra– ria delle pili arretrate che faceva scrivere - un secolo prima - al Mimaut: « Quando la stagione si fa rigoro. sa i pastori cliscendono dalle loro montagne e nHìttnno dei pascoli nel– le pianure. Questo metodo permette 11i greggi di essere in pieno reddito l'inverno come l'estate. I proprieta– ri sardi guardano <1uesto genere di guadagno come pili considerevole e

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