Volontà - anno XI - n.7 - luglio 1958
riserve su <1uesta teoria che Ia del Jegislatore il ministro della dea Na– tura. come pure sull'interpretazione un po' arrischiata che il Novicow dà dei Codice civile e penale. Secondo Jui, il fine che persegue il Codice pe– nale sarebbe quello di proteggere i meno forti ma più intelligenti; e il fine del Codice civile sarebbe egual– mente queJlo di assicurare il trion• fo dei più intelligenti. SuJla qual cosa c'è da osservare: n che ciò non è vero; II) eh~ I' intelligenza usata ad ingannare altrui per ottenere un contralto \'8ntaggioso, non può esse– re considerata come costituente da sola l'attitudine che dà dirilto alla sopravvivenza ; 110 che l'umanità non è divi– sa in due distinte categorie, gli atti e gli inciti. o gl'intelligenti e gli i– dioti. Persone che sono molto intel– ligenti nella scienza, lo sono assai poco negli affari, e viceversa. GJi uomini più energici possono essere vi7-iosi. JI Novieow dice che « se tutti i viziosi e i devoti di spirito potesse– ro morire, la condizione delle socie– tà sarebbe infinitamente migliore domani >). Forlunatamentc che « per conformarsi alle leggi di Darwin non è necessario condannare a morie le persone viziose e deboli di spirito )>. Non polenclo condannare i deboli a morte. il No"icow si contenta cli (ar loro un trattamento di rigore, vale n dire <1i toglier loro i mezzi di fortificarsi ( e sottometterli allo sfrut• lamento dei forti). (e Ai pili inteUigenli, egli dice, le grandi ricchezze e le situazioni ele– vate; ai meno intelligenti, le risor• se mediocri e le posizioni modeste . NelJe nostre società il problema del- 380 la giustizia non si pone tanto dal punto di vista dell' alimentazione quanto dal punto di vista del benes– sere generale. La lotta non ha la vi– ta per posta, ma la fortuna e il gra• do sociale. Non è questione di pane <1uotidiano, ma di avere una più o meno piacevole ». Che cosa diventa allora il princi- 1>iodella sopravvivenza dei più atti? Il debole vive e si riproduce anche più dell'intelligente; solamente, la sua vita è meno piacevole; d'altra parte, Ja ricchezza e il godimento eccessivi non sono fatti per favorire lo sviluppo o la conservazione del– l'intelligenza. Per conservare alla società i più atti (intendendo i più inteJligenti), non bisognerebbe vi– zinrli troppo. « L'interesse della società vuole che la proprietà passi il più rapi– damente possibile nelle mani di co• loro che sapranno meglio farla va– lere ». Dunque, la terra ai contadi– ni. « L'interesse della società vuole che i meno capaci scendano il più rapidamente possibile agli scalini inforiori della gerarchia, pe.r eserci– tare i meslieri in rapporto con Je loro facoltà più ristrette ». L' inte– resse della società esigerebbe che si rendessero idonei allo sviluppo del– l'intelligenza i livori riservati oggi alle classi inferiori. E' evidente che il principio di giu• slizia posto dal Novicow non sta in piedi. Le sue applicazioni da sole basterebber• a pro\'arne In Calsità. La schiavitù, dice il Novicow, è unn istituzione sociale imperfetta, poichè non permette all'individuo di sopportare le conseguenze della sua • condotta, di star bene <Juando lavo• ra e di star male quando non Ia,•o-
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