Volontà - anno XI - n.6 - giugno1958
Jo commesso da due giovani di e Fe– nice•· o: Lo stesso giorno presi il treno ... Durante il viaggio sentii quale Ios– se il mio dovere ... Il maestro è re– sponsabile almeno in parie ciel lai– lo del discepolo ... Senti,·o che i due coJpevoli ancbbcro capilo lulla la graudczza del mio dolore e della lo– ro colpa, se mi avessero visto fare una penitenza. Perciò m'imposi un digiuno di selle giorni, e feci volo di Care un sol pasto al giorno per un periodo di quattro mesi e mezzo ... La mia collera contro i colpevoli sfo– rnò, per lasciar posto ad una puris– sima pietà ... La mia penitenza ad– dolorò luHi, ma purificò l'uria. Tut– ti compresero che terribile cosa sin essere peccatore; e j} legame che mi avvinceva ai miei discepoli divenne più forte e più leale. Una nuova conseguenza di questo incidente mi costrinse qualche tempo dopo ad un nuovo digiuno di quattordici giorni. JI risultato superò ogni aspeltati\'a ... Non Yi è vero amore tra maestro e allievo, se un fallo cli cruesto non tocca il maestro nel suo inlimo ... ». Il cullo dclJa verità divenne per GauJhi, dopo ]a con(essionc al pa– dre del suo fallo, la sua religione. Vincendo gravi diCficoltà, e per– fino l'ostracismo dalla sua casta, Gandhi, dopo aver prestalo giura– mento di osservare, durante il suo boggiorno in Inghilterra per com– pien1i gli studi legali, la caslità, l'a– stensione dalla carne e dalle be,,an– de alcooliche, otteneva dalla madre il permesso di partire (il padre frat– tanto ern morto). Lnsciava in patria 1n giovane sposa, a cui, secondo il costume indiano da lui poi combat– tuto, si era unito ancora adolescente. 1\nche in Inghilterra, corue già io India, avvicinò persone professanti molte diverse religioni. 1< DeJ Cristianesimo, fu special– mente il «Sermone della Montagna» che mi andò diritto al cuore. Lo pa– ragonai alla « Bhagavnd Gita ». 1 Videa della rinunzia, come la for– ma più alta di religione, era da me molto sentita »; « Dio non può esse– re raggiunto che servendo ». Dopo tre anni cli dimora in In– ghilterra, ne ritornava con in tasca un pezzo cli caria: la laurea d'avvo– cato; e più, con una profonda, sep– pure inavvertita, influenza dello spi- 1·ito inglese, liberale e antidommati– co, nell'animo. Ma nell'intimo del suo cuore, e– gli portava un prezioso tesoro spi– rituale: la conoscenza ciel volume di Tolstoi: « Il regno di Dio è in -voi», e del vangelo sociale di Ruskin, con– segnato specialmente allo scritto « Anche a quest'ultimo», u l'unico libro che m'abbia obbligato ad un istantaneo e reale cambiamento di vita». Però quasi 20 anni dovevano trascorrere prima che G., che pur si riconobbe debitore a Tolstoi della forza maggiore per praticare Ja dot• 1 rin a della « non-Yiolenza », da lui già professata, gli scrivesse, nell'ot– tobre 1909, in seguilo al.la famosa « Leltera ad un Indù » di Tolstoi, per cbiederg1i, Ira l'altro, l'autoriz– zazione a farne una ristampa di 20 mila copie; al che segui l'invio del suo opuscolo: « L'Autonomia del– l'India », che fece molta impressio– ne su Tolstoi. 1 I/ poema divino: fomoso espressione ddla filo!!o6a re1igiou indiana, anteriore al– l'Era Volgare. 329
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