Volontà - anno XI - n.6 - giugno1958
essi gli era stata trasmessa Ja tradi– zione plurimillenaria indiana della non-,•iolenza, più antica assai del Cristianesimo e deJlo stesso Buddi– smo, e istillata la dottrina e la pra– tica deU'(<Ahimsa », che tanta parie doveva poi avere nella vita di Gan– dhi: cioè l'amore universale e l'a– stensione da ogni violenza. Un cattivo compagno, come egli doveva poi narrare nella sua biogra– fia, 1 riuscì per qualche tempo a sviarlo; lo istigò a ribellarsi alle antiche tradizioni, atteggiarsi a pro– gressista e riformatore, e quindi a emanciparsi da certe norme della morale. Per sua buona sorte, l'amo– re ai genitori rafforzò le proteste della sua coscienza; ed eccetto qual– che scappata, quale di fumare e di mangiare di nascosto, per una mez– za dozzina di volte, cibi carnei pre– paratigli dal suo amico, si salvò dal– lo scendere per la china del vizio. I.a più grande lezione di « Ahim– sa », Gandhi la ricevette da suo pa– dre, nell'occasione in cui gli Ieee la sua « prima confessione » per libc- 1 A cura di F. Andrew.s. Treves, Milano 1931. Da essa tolgo la maggior parte delle citazioni testuali. Utiliz:i:o in questi cconi biografici, oltre alla mia esperienza diretta, l'epislolalario di l\fos Slade, Segretaria di Gandhi, e miei colloqui con essa e eon in– glC!-i e indiani suoi ammiratori o seguaci; l:i nota bibliogr:ifìca di Gandhi di Romain Holland, Milano 192S; e il volume di Ed– mund P.rivat: In India con Gand/ii, Mila– no, 19«; oltre a recente corrispondenza di discepoli di Gandhi e specie del depu• talo indiano Dott. Samar Ranjao Scn. Ho• race Alei:ander, e di mohi. altri, e a nu• mcrose riviste con articoli anche recenti. specie il Settimanale « Peaee Nc.,.·s », cli Londra. 328 rarsi dal rimorso di un furto fatto– al suo fratello per pagare un dehi• to di venticinque rupie: circa uno scellino e mezzo, Gandhi aveva allo• ra sedici anni. « Esitavo per il timore di <larghi troppo dolore: poi mi decisi. Non può esservi purificazione senza com• plcla confossione. Decisi di scrive– re la mia conCessione, e presentarla a mio padre domandandogli perdo– no..., e chiedendogli una punizione adeguata. La confessione finiva con la prcgh.iera di non punire se stesso per il mio Callo, e con la promessa formale che non avrei più rubato. « Tremavo tulio quando gli conM segnai il foglio ... ; e mi sedetti di fronte a lui. Mentre leggeva, dagli occhi gli cadc,•ano copiose le lagri– mc che bagnavano lo scritto. Per un momento abbassò le palpebre meditando, poi stracciò il foglio ... Anch'io piangevo vedendo la sua angoscia. Quelle benefiche dolci la– grime purificarono il mio cuore e Io lavarono dal peccato ... Fu quella per me una lezione positiva di (<Ahim– sa >): di pura « Ahimsa », che qunn• do interviene trasforma tutto ciò che tocca. (Non vi è limite al suo pote– re...). Una sincera con{essione e la promessa di non ricadere nel pec, cato, fatte davanti a chi ha il dirit• to di riceverle, - cioè, per Gan– dhi, il padre: non un sacerdote -– rappresentano l'espressione più pu– ra del pentimento ». Quando più tardi, nel 1904 1 Gan– dhi ebbe fondato nelle vicinanze di Durban 1 nel Natal (Sud Africa) la colonia «Fenice», e poi presso Jo• hannesburg la colonia « Tolstoi », l'esempio di « Ahimsa » datogli dal padre produsse un frutto centuplo. Aveva avuto notizia di un grave fai.
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