Volontà - anno XI - n.5 - maggio 1958
e di @ferminio) devono essere sotto• posti a un 1)Criodo d'istruzione il <•ui scopo <--on(essato è d'uccidere in loro ogni capacità di giudizio mora– le ed ogni sentimento di pietà. Che temono gli uomini al potere, <1uclli d1e si credono incaricati d'e• sercitare la funzione etica dello Sta– to? Se buone sono le loro intenzio– ni, se sono veramente persuasi del– la legittimità dell'uso della forza, pcrchè ne fon uso segretamente e tengono sì vasta polizia segreta? S,– ono stato ha bisogno di nascondere l'uso che (a della Corza vuol dire che non è persuaso della sua legitti– mità. E se alla legittimità e bontà intrinseca del la forza non ci crede dii I' adopera, ci dovrebbe credei-e chi vi è esposto, chi la subisce? Ci devi credere proprio Lu che reputi la sola giustificazione della forza es– sere il suo ruolo educativo? No, se– condo la tua interpretazione, l'iper– trofia e la (crocia degli apparati re- 1>ressivi degli stati n10<lerui nè si giustifica nè si spiega. ln tutti gli stati totalitari del nostro secolo, {a. scista, nazista e comunista, il nu– mero dei sovversivi, dei nemici atti– vi cli questi stati, fu sempre nume– ricamente infimo e con mezzi d'or– ganizzazione ridicoli al confronto delle forze organizzale e scientifica– mente attrezzate per la loro distru– zione. Dunque? Dunque non è della forza che lo S1ato ha paura. O forse sì, ma non di quella dei suoi nemici interni, bensì della sua propria. Lo Stato ha paura della coscienza. È la minaccia di un soprassalto e di un'insurrezio– ne della coscienza che gli fa paura: minaccia che non diminuisce, qua– hmque sia l'u'-o della forza che le si spiega contro. La coscienza dice che la forza è male. Tu dici invece che non lo è, semplicemente perchè non la suuisci o perc.hC pensi in cuor tuo di farla subire ad altri. Così ne è di tutti coloro che la pensano come te. Guardiamo alle cose in modo og– gettivo. Che male potrebbe succede– re se nel paese oggigiorno ,maggior– mente governato coll'uso della for• za si dovesse all' improvviso squa– gliare quella volontà che la mantie– ne e la controlla? Altro male uou suc(•ederebbe ruorchè per l'uso del– la forza da parte di <1uelli che la for– za fino allora ebbero a subire senza potere esercitarla. Ma se l'uso della forza da parte cli costoro è indub– biamente male, perchè snrebbe un bene quando esercitala da chi mai non l'<·bbc a subire? M'inviti qui a distinguere Ira for– za e violenza, fra Stato e rivoluzio– ne, fra governo e anarchia. Accetto le distinzioni perchè sono reali, ma li Caccio osservare che non sono d'or– dine logico o morale. E 1)0ichè la Storia è per le sacrosauta, dimmi: qual'è ,1uella forza che non fu alla sua origine 1mm violenza? Qual'è quello sta Lo moderno che non è figlio di una rivoluzione o, peggio anco– ra, di un'in\'asione? E qual'è q-uel governo che non si stabili proprio grazie alla legge della giungla,: al trionfo ciel forto sul de.bole e dell'a– s1u10 'HII fiducioso, grazie a quello stato di cose cbe tu chiami anarchia? Le origini non importano? Impor– lano si, e da un punto di vista stori– co, oltrechè morale; perchC la storia cammina e tutto può essere origine di un ordine nuovo. Ecco ciò di cui gli stati attuali hanno paura; hao paura della SLoria, paura che si fac. eia loro la (esta come la fecero essi 247
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