Volontà - anno XI - n.5 - maggio 1958

forza. Abbiamo invece tutti e due dei <lil'illi quando ci siamo parlati e ci siamo impegnati a non mole– s1arci o a renderci dei servizi reci– prochi. Vedi che accetto il tuo punto di vista storico e contingente, mentre potrei appeJlarmi a un ordine di va– lori eterno e trascendente. L'impor– tante è di ben intenderci sul concet– lo <li diritto, che per te può essere queJlo <lei pill Corte mentre per gli anarchici non lo può essere mai. ]I diritto può aver bisogno della forza, ma che bisogno ha la forza del dirit- 10? Il diritto è una questione di co. 1cienza. Anche i forti, quando l'in– Vocano, lo fanno per non aver biso– gùo di far uso della fona o perchè 8anno che v'è un altro punto di vista nel giudicare delle azioni umane che non quello basato sui risultati che la forza impone. Se v'è quindi una de– finizione pratica del diritto essa è quella che ci permette di vederlo operante dove non opera la forza. I due s'escludono a vicenda.· Chi è per la forza non è pel diritto, e \'i– ceversa. Ben raramente troviamo negli a[– Cari umani tutta la forza da una par– te e tutto il diritto dall'altra. solo i ,santi han tutto il diritto dalla loro. Ciò che puoi giustamente rimprove. rare agli anarchici è di non essere santi, di non essere dei pacifisti in– tegrali. Ma non dire che sono neces– uriamente degli ipocriti o che man– cano di praticità. Sono degli ipocriti come tanti altri se protestano con– tro la forza usata contro di loro e poi s'indignano se qualcuno protesta quando la forza l'usano loro. Tl"ad i– scono pure .l'esperienza su cui si posa la solidità dei loro principi quando si figurano che, usan~o loro della violenza o della forza, la giu– stizia ne debba au1omaticamente sca. turire. Ciò che gli anarchici possono legi1timamcntc prefiggersi colla vio– lenza è di portare a termiue un or– dine basato sulla forza, ma non d'i– staurarne un altro che non lo sia. L'uso della violenza ribelle nou si giustifica in nome dell'anarchia ma solo in quello della disperazione. Azione nettamente in senso anarchi– co è quella che riduce l'uso e l'ef– ficacia della Corza, che priva d'ogni vantaggio chi la possiede, che al ri– spetto della forza sostituisce quello del diritto. Per meglio capire che cosa sia il diritto sarà bene esaminare che co. s'è il dovere. Non c'è difatti diritto da nessuna parte se non v'è da un'al– tra il dovere di rispettarlo. Dovere vuol dire essere obbligati. Ma ob– bligati da chi, da che cosa? Gli anar– chici dicono: non dalla forza, ma da una persuasione interna, dall'i– dea di ciò ch'è giusto e dal senti– mento di ciò che benefica e non of~ fende. Sorridi di nuovo e mi dici: il dovere è una questione di coscienza, ma la coscienza è il risultato di una compulsione esterna, è l'internaliz. zazione di una volontà sociale, di chi ne regge le sorti, di chi ne detiene il potere retributivo e punitivo. Per quanto discutibile, ti concedo questa teoria sull'origine della coscienza. Concedo che per diventare un esse– re etico e morale l'uomo abbia avu– to bisogno d'esservi costretto, che vi sia stato messo unicamente dalla paura, dalla frusta di un aguzzino o dalla minaccia d'un fuoco eterno. Ciò non toglie che gli è dato com– portarsi ora in modo etico e morale senza la paura dell'uno o dell'altra, che preferisca un comportamento 24i

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