Volontà - anno XI - n.4 - aprile 1958
bellano, che protestano, che rivendicano. E' vero che « i governanti sof– focano, in generale, le aspiruioni e le spinte creative del popolo, dal quale chiedono sempre ubbidienza » come lei dice. Mn perchè il popolo ubbidisce? Percbè si lascia soffocare? Qui è il punto. I coniugi Bellandi hanno querelato il vescovo che li aveva offesi e così, con il loro sacrificio personale, hanno provorato una sentenza che va ol– tre le loro persone e segna nnn svolta nei rapporti fra Stato e Chiesa. Essi non si imno lasciati intimorire, non hanno ubbidito ai consigli di pru– denza. Ce ne vorrebbero mo1ti come loro. Quando, alla radio, dopo mille e cinquecento conversazioni Calle in otto anni, mi sono accorta di non 1>oter pili parlare come volevo, da es– sere libero, mc ne sono andata e ho scritto un libro fortemente critif'o contro la radio. Nessuno mi ha mandato via nè mi avrebbe mandato via. ero io che ne avevo abbastanza. La misura di tutto, mia cara Berneri, ri~ mane sempre l'uomo (e la donna). Crede lei che Rncorfl nnn f'ircolino. nl'll'organismo morale degli italiani, i microbi del confonnismo e della pRnra del \'Cnlcnnio? lo credo che ('i sarebbero meno prrpotcnli !'le ('i fossero meno vili. Tutte le volle C'he qualcuno ha coraggio c'è qualche al– lro C'he ha paura. Ora sono di scena i preti, ron 1u1te le loro interferenze. Mettiamoli a posto, come ha fatto il tribunale di Firenze, ricordiamo loro sempre che se usciranno dai limiti della loro missione, se cercherRnno di inva·dere il campo della libertà personale dei singoli, troveranno un muro. Certo, è una vita faticosa, una vita che non consente rilassamcnti, doJ. ceue e tregua, ma con chi prendersela? E' toccata a noi, alla nostra ~e. nerazione e sia.mo anche rima~ti in pochi, perchè ogni giorno un amico se ne VA e ci lascia un compito, un ammonimento, una consegna. Per finire - e chiedo scmm di aver parlato troppo - io credo che malgrado tulio le donne, n poco a poco, stiano mettendosi sulla buona strada. E' un gran merito del lavoro, che diventa nccessRrio in sempre pili IRrghe zone sociali e che dà una coscienza, una responsabilità, che In sola vita familiare non riesce a dare, E' un miglioramento che SAie dal basso, perchè le operaie, le con1adine, le piccole artigiane, vedono pii1 chiaro, in molte cose, di cerle donne della piccola borghesia e lanto pii:1 delle classi alte e ciò dipende dalla fatiC'R che fanno per vivere e che insegna loro molle cose. Se l'uomo le aiuterà con comprensione e senso di giusti. zia, le donne continueranno a camminare e anche se non le aiuterà. Pur• chè sia salva la libertà degli is1i1u1i democratici, imperletti istituti, siamo d'accordo, ma che ci danno almeno il mezzo di difenderci, di ricorrere, di protestare. Libertà che le dittature non danno e allora è il silenzio e la fine. La saluto, con i migliori auguri per la coraggiosa rivista che lei di– rige e per la lotta comune. ANNA CAROFALO Roma, 14 marzo J.958 165
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