Volontà - anno XI - n.4 - aprile 1958
questo non è religione, ma pura su– perslizioue e come tale va sradicata dall'animo umano perchè crea una mentalità pigra, fatalista, sottomes• sa, impedisce la evoluzione della personalità umana. Ma affrontando l'argomento della religione, bisogna fare distinzione Ira religione e superstizione. I veri religiosi senlono la loro fede in un Dio come un'aspirazione alla per– fozione, come una pratica dell'amo– re, della solidarielà verso il prossi– mo, come un impegno che dà valore e dignità alla loro stessa vita. Dio, probabilmente, lo sentono pili vivo fuori della Chiesa che nella Chiesa stessa e l'onorano più con le opere che con preghiere o riti magici. Que– sta specie di religione, immune da superstizione, può essere un fn11ore di elevazione morale e spiri1uale. Cosi come al suo nascere il Cristia– nesimo fu, indubbiamente, un po• tenie fermento di civiltà tanto che, alla distanza di venti secoli, Cristo, mitico o vero, conserva un valore altamente morale come simbolo del– la uguaglianza della fraternità uma– na e della fecondità dell'idee aura– verso il martirio. Spiriti profondamente religiosi possono sentirsi vicini anche se tra di loro non tutti credono in Dio o nello stesso Dio. Tols1oi, Gandhi, Don Zeno che fu al margine, per la Chiesa, dell'ere– sia perchè voleva la famiglia anche al di fuori del vincolo del sangue, onde salvare ragazzi soli che erano già sulla strada del vizio e della corru'.f.ione; Danilo Dolci che da an– ni sta svolgendo la sua opera al- tameote umanilaria tra la gente più miserabile della Sicilia, Vinoba Bhave, il discepolo di Gandhi, che si fa dare terre da chi ne ha per darle a coloro che non ne posseggo– no e cerca di dar vita a delle comu• nitì, capaci di autogoverno: Albert Schweitzer che ha messo il suo in– gegno, la sua proCessione di medico, la sua profonda umanità al servizio dei poveri indigeni dell'Africa equa– toriale, sono del religiosi ognnno dei quali ha un'idea sua di Dio, ma che operano tutti nello slesso solco, animati dallo stesso amore per l'u– manità. E molti di noi anarchici hanno simpatia per essi, perehè in Condo anche noi siamo dei religiosi. Lo siamo per il nostro ottimismo e la nostra grande fiducia negli uomini, nella libertà, nella giustizia, per l'impegno che metliamo nel nostro lavoro, per il m.odo di intendere la vi1a: per tutto quello che ci pare giusto e vero perchè cosi lo scolia– mo dentro di noi, e che difficilmen– te potremmo dimostrarlo ron dei ra– gionamenti. La religiosità in se slessa può es– sere una spinta di elevazione mora– le e di un'operare piit fecondo, ma non ha niente di comune con la su– perstizione e ne1)pure con la Chiesa. Chiesa e religione sono molto spesso in antitesi. Ciò che vi può essere di fecondo in un sincero e pro– fondo sentimento religioso viene uc– ciso dalla Chiesa con i suoi dogmi, i suoi riti che coltivano gli istinti pii:1deteriori e le superstizioni negli uomini, quando le scomuniche, non im,pediscono che una verità si faccia slrada o un ordine delle 195
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