Volontà - anno XI - n.4 - aprile 1958
XIX secolo, lo spiriLo di libertà non era ancora morto; vi era ancora la possibili1(1 di difendersi, non soltan. lo davanti ai giudici ma anche da– vanti all'opinione 1rnbblica. E se i giudici erano dei borghesi, vi erano Lutlavia dei liberi citladini (i giura– li) e non dei nwgis1ra1i. Così, benchè poco prima del processo, vi fosse slato l'assassinio di Carnol (che non creava un clima favorevole) i Tren– ta furono a!lsohi, compreso natural– mente Faure, perchè l'accusa di complicità morale cadde. Ma la pro1)aganda del fatto finì e ('Oli essa il periodo cosidetlo eroico dcll'anarrhi!:'rnO. Il periodo di gran- • de depressione economica e di gran– de n,iscria che era comincia10 dopo la guerra del '70 stava per finire; le condizio11i incominciavano a miglio– rnre, una debole speranza si faceva strada. D'allra parte, il sindacali– smo rivoluzionario si elaborava; nuove forme di lolla. meno dis1>era– lC e suscettibili di risuhati pili im– media1i prendevano forma. Gli anar– chici abbandonavano la bomba per l'azione diretta dei sindacati operai. .Ma proprio in quel tempo scoppiò un dramma che l)er piìi di cinque anni, scuoterà lullo il paese, tulle le classi: quello dell'affare DreHus. Gli anarchici, salvo qualche ecce– zione, si gettano nella mischia, per– chè si tralta innanzitutlo d'una lot– ta conlro il dcro e l'escrcilo, con– lro l'asper!'.orio e la spada. Scbas1ien Faure è alla tPsta del movimento. Fonda un quotidiano il Jounrnl dn Peuple (Giornale del popolo). Par– lecipa a tutte le riunioni e le riu– nioni sono Lull' al!ro f'he Jla<·ifìt"h(' perchè gli antidrC'ifusani f' i loro uo– mini di azionP, Jnlcs Guérin, l'uo- 186 mo del Fort Clrnbrol. Ducub cd al– tri non solo non temono gli scontri, ma li cercano. Non c'è comizio o riunione che non finisca con dei con– fliui. E questo accad'e anche nelle vie durame le manifestazioni. Si può dire che se la vittoria fu dei diff'n• sori di Dreifus, lo si deve agli anar– chici o pili precisamente agli operai rivoluzionari, pcrchè se i difensori del trono e dell'altare, già padroni dell'esercito e della maggior parte delle istituzioni, si fossero impadro– niti della strada, sarebbero divrnla– li i padroni dello S1ato. Il segucnle fallo mostrerà in quali t·ondizioni si presentava la lotta per dei militanLi come Sebastien Faure. Verso il 1900 Pantisemitismo dila– gava in Francia ed anC"or piì1 in Al– geria. Il vero padrone dell'Algeria non era il governatore generale co– strellO dagli an1isemi1i a rimanere prigioniero nel suo palazzo d'Esla• le, ma il capo degli antisemiti alge– rini, Max Rcgis. Non era po1-sibilc·, allora, ad un ebreo uscire di notte; molli furono quelli assassinati. È a quest'epoca, nel momento in cui il terrore seminalo dai Canatici del nazionalismo e dcli' anlisemiti– smo ha raggiunto la sua punla mas– sima che dei lavoralori organizzano in Algeri stesso, alla Camera del La– voro di Mustafa, uno dei sobborghi operai cli Algeri, una riunione pub– blica con Sebastien Faure come ora– tore. Quando sale alla tribuna la !ala è piena, piena di una folla qua– si tutta ostile, che fischia l'oratore. Egli prende ugualmente la parola e riesce a pronunciare interamente il suo discorso. Quando ha finito il Commissario che aveva ascoltato il discorso dalla tribuna (il governo di
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