Volontà - anno XI - n.4 - aprile 1958

IL CENTENARIO DI SEBASTIEN FAURE u ~ UOMO è un'epoca. • Il genio delle mas.1e silen:io• se 11 disse Renan, « è la sorgente di lltlle le grandi cose. Afa la ma.~.sa non. ha voce e le è necessario w1 in– tcrpr<'h_• )). Sebas1icn Faure, fu uno dei grandi intPrpreti df'lln sua q1oca, di <1ucl genio delle masse silenziose del XIX secolo d1P r.aggium;e l'ulti– mn fose del suo sviluppo tra In fine del XLX secolo e il princi1>io del XX., che furono gli anni della gran.– dc attività di Sebastien Faure. Egli fu, quello che allora era insepara– bile. oratore, uomo d'azione e mili– tnnt,: Visse nel tempo dei grandi ora– tori. E (rn costoro non vi erano solo Gucsde, J nurès, Van-dervelde, Ferri, ma dei grandi tribuni lavorutori che sapevano tradurre magnifìcnmentc le nspirazioni e le passioni della dassc operaia, i Tortellier i Girier– Lorion, i Tom Mann e tanti altri, senza coniare le donne come Louise 1\fi<'hcl o Sorgue. La parola di Sebasticn Faure era molto moderata, Egli aveva cower– vato dello studio dai gesuiti il gu– sto della (rase molto corretta, del– la <'omposizione accuratissima, del– !n concatenazione degli argomenti, in modo che i suoi discorsi erano let. IC'rnriamente perfetti. Qualcuno pen– sava che fossero dei modelli troppo 184 perfotti. Qualchevolta si sarebbe preferito trovare <1ualche scorrettez– za grammaticale, qualche esitazione nella ricerca della parola giusta o dell'argomento suggestivo, ma ciò non accadeva moi. L'effetto non t•ra meno grande. Quando, dopo aver lenuto per un'o– ra e pili l'uditorio teso nel piacere di una logica impeccabile, arrivava alla perorazione piena di imagini luminose che tracciavano le grandi prospettive dell'avvenire, non si po– teva a meno di non 11cntirsi traspor– tati. Ad una condizione', però: che la sala fosse piena " piena di una folla capace di vibrare all'unisono con colui che parlava. Ho avulo occasio– ne di ascoltare Scbasticn in sale af– follatissime davan1i ad un pubblico composto quasi csclusivamenle di o– perai e in sa]e mezze vuote, in quar– tieri borghesi. Non era lo slesso uo– mo; nel secondo caso non mettevn lutto se stesso nel discorso: si sareb– be detto che si liberava di un compi. to fastidioso. Questo accade a tulli i veri orato– ri. Essi ricevono dalla sala tanto quanto essi danno ali' uditorio. Se non vi sono corde da far vibrare l'arco è impotente, Louise Miche!, la grande amica e la rivale, quasi, per l'eloquenza, di J<'aure, diceva:

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