Volontà - anno XI - n.4 - aprile 1958

tecnil'he per affrontare gli ulluaJi pa. droni del mondo con una ragione– vole 1>ros1,etliva di successo? Ma la questione decisiva è l'altra: anche supponendo che si riesca a inquadra. re le masse (ribelli, oppure repeuti– nnmentc convertite a un ideale alta– mente illuminato della sociclà e del– la civilli1), a strappare la bomba ato– mic11 ai suoi at1unli detentori, e in– fìnc n impegnare la baLtaglia, è sc– riamcnlc credibile che si possa evi. tare una ricaduta, in cireostal\7.P. quanlo si voglia • rivoluzionari'è :e, in quelle abitudini barbare, in <1ue– gli C('CCssidella volontà di potenza, e in.fine nella divisione fra un gregge e dei capi imperiosi che l'impiego orgnuizzato della violenza incsorabi– lmcn1c genera? E allora, come in Frnncia dopo termidoro, come nel 1918-'"19 un po' dappcrtulto in Euro– pa, come sotto Stalin in Russia, non sarì1 forse legittimo chiedersi: ((Que– sti fìmni di sangue, perchè son slati sparsi? Queste miriadi di giovani vite, a <1uale idolo sanguinoso sono sta1e immolate? ». E quale risposta si può dare a tali domande se non sì condivide il culto della forza e del !!acrifìc·io eroico? Chi C'ra più devoto di Robcs1,icrre e di Sainl-Just alla causa del popo. lo, al disegno di condurre l'umnuità n governarsi da sé secondo la libertà, l'eguaglianza e la Cratellanza? Nes– suno <'erto ha perseguito con vigore più ostinato di Lenin e di Trotski la lolla per la unione dell'umanità in una federazione di colletrività socia– liste. E tuttavia furono Robespierre e Saint-Just a stroncare ogni slancio spon1aneo del popolo di Parigi, de– moralizzandolo col terrore e ridu– cendo i clubs a sedute u(fìciali fre– quentate da funzionari impauriti; e 176 furono ancora essi a centralizzare e militarizzare la Francia (il che com. portava il consolidarsi di una nuova casta dirigente di burocrati, di gene. rali, di grandi fornitori dello Stato), sicchè il paese fu maturo per il de• spotismo napoleonico e l'olignrcbia dei notables. D'altro cauto, furono proprio i due grandi capi bolscevichi a sopprimere i Soviet, a instaurare il regno della Ceka, a souomettere i la– voratori alla gerarchia poliziesca dei sindacati di Stato, a moltiplicare i poteri arbitrari, i controlli soffocan– ti, e insomma a preparare il terreno per l'autocrazia di Stalin. Nè traditori nè pusillanimi, i gia– cobini e i bolscevichi arrivarono a tali risultati seguendo la logica della 1c violenza rivoluzionaria n; e nel modo in cui applicarono tale violen– za, come nelle azioni cui furono con– dotti da tale logica, essi rivelarono la loro mcn1alità essenzialmente «an. 1isocialc ». I giacobini francesi e i bolscevichi russi concepivano la real– là unicamente in termini di instaura– zione di determinati rapporti di po• lenza e di e< organizzazione » del go– verno e dell'economia pianificata nel ,wme del popolo o del proletaritito, mentre non intendevano che in a– stratto, cousidernndoli come un sot. toprodotlo (o una «sovrastruttura»), quei costumi, quella socievolezza, quel bisogno di giustizia e di {elici– tà che costituiscono il « contenuto immediato» dell'esistenza e la 80. stanza stessa della libertà delle miisse popolari, se si vuole che esse formi– no effettivamente una società, L 'opinione che In i,toria non insC'• gna mai nulla a n<'ssuuo è mollo plausibile. Tultnvin, se .!liesaminano le esperienze di rivoluzioni e còn-

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