Volontà - anno XI - n.4 - aprile 1958

cilc cli fingerle » 3 • E fin dal J 736, nell"epistola dedicatoria di Zoi·re, Voltaire aveva precisalo che la poli• teue non è « una cosa arbitraria CO• me quella clie si chiama civiltà: è mw legge clella 1wtura clie . .. i Fran. t'P!d rfol regno di A,rna cl' Austria fw11110 fort1m,1tame111e coltivato più degli, nitri popoli»•, diveneudo, gra– zie 11 ciò, u: il popolo pi,ì soric11ole ,Iclla terra».$ Al che conviene ag. giungere il tratto caralleristico, e così 8J)C ..!>O reiterato, che Duclos for. mula oppouendo i selvaggi, 1>rCMO i <prnli • la forza fa la nobiltà e la di• sti11::io11e », ai paesi civili, dove « la ,li.sti,i::ione reale e personale viù ri• co,wsci111<1 viene dallo .,pirito ».• Si lr111111 du11<1uedi u coslumi », di e,ndlura », di ((umanità », e non di principi metafisici o di precelli re• ligiosi. Dall'ateniese che lrflllflva u. manumcnte il suo schiavo alla signo• ru inglese che apostrofava il carret• ticrc d,e mahrallava il suo cavallo, la polite3se, o refineme.nt , con8Ultc C8Se11.r.iahnentenel bandire ogni vio– lenza. In nome di che? Del« ris1)el• to di tié », im1)ossibile senza il rispet• to degli nitri; di una socievolezza rhc, cs1e11dcndosi dall'uno all'altro, finisce logicamente col comprendere tulli ~li esseri viventi. Alla supcrfi– <·ie, si 1ra1tn di buona educaziot1e e di « t·ostumi civili J1; in profondo, ' U11e l'!uhure plus sui,ie, de. qu•lit"• n•lun!lle., ou l'art dirlìcile de Ics feindre. • Uue l'!ho1e arbi1rairc l'!Ommc l'!e qu'o11 •ppclle ri,ili1é: c·es1 une loi de I• na-– ture •1uc... les Frantais depui11 le ~gne d'A11ne d'A111riche 0111 he11reu1cmeu1 plus cuhi..-é 11uc Ics au1res peuplcs, a I.e pcuple le 11lus sociable de In 1erre. • Ln forcc fait la nobléssè et 111 tlia:linc• 1io11 ... In 11isti11ctio11 réelle et 11cn101111elle In 11lu~ reeonnué vieni de l'esprit, 174 c'è in primo luogo la coscienza della • società » come fatto e come valore, e dunque immancabilmente della ._giustizia » nei rapport.i sociali, una nozione che - lo si vorrò. ammettere - è pii, fondamentale di qualsiasi dogma religioso o morule. Ma a ciò si aggiunge uccessaria– mente il desiderio (poco Importa se ut.ilitario, come pensava Bent.ham, oppure ispirato dalla bontà divina) della CeJicità di llttti, senza la quale io stesso non potrei essere felice (•quest'idea.della felicità, così nuo– va in Europa » dirà Saint-Jwt, e fa. rà tagliar teste per affrcuarue l"av– vento). Insistiamo: la giustizia im• plica l'eguaglianza, la felicità esclu. de ogni oppressione. V'è dun4.,ue contraslo irriducibile fra l'aspiraz10• ne alla socievolezzn e la volontà di potenza. Ogni violenza è, per definì. zione, anlisociale. Ma la barbarie antisociale esiste in uoi, nell'istinto di po8SCS80, nel ran• core, nella crudeltà nativa, nella paura, nell'ignoranza; e attorno a noi, visto che la civiltà, la polite"e, la coltivata socievolezza son rimaste finora privilegio di una minoranza di persone in un numero limitato di luoghi. Donde, nllravcrso i millenni, il predomino quasi coslante della barbarie coperla do una vernice di civilité, per usare il termine dell'a– bate Girard. Le antinomie pennan• gono. Sempre di nuovo, per prcser. vare l'esistenza, si devono sacrificare le vivendi ca1ua$. Il com promesso è riuscito piìi o meno bene attraverso i secoli, giacchè un certo numero di avversari sinceri d'o((ni violenza è riuscito a sopravvivere, sia nbballdo. nandosi <li quando in quando alla violenza, sin rf'dcndo ni suoi coman• (li. Ma oggi, a che punlo siamo?

RkJQdWJsaXNoZXIy