Volontà - anno X - n.11 - 30 settembre 1957

stiamo vivendo, in cui il capitalismo privato in agonia accetta a denti slrel• li, nei paesi in cui quest'agonia si prolunga, il conirollo sui cambi, i preui ufficiali, la vigilanza sulle importazioni e le esporla1'ioni, etc., in un rap• porlo d'ostiliti, amorosa con la burocrazia statale destinata a fondersi con esso o ad ingoiarselo. ll L ·aumcnlo della produ1tiviti1 lm gi:, elevato in molti puesi il livello di vila, e le crisi di superproduzione (così temuti: nel mondo capitalista a par1ire dal 1929 ed ora attenuate dagli amma.5.3i prehclJici e dall'assorbi• me.nto della mano d'opera da parte delle ramificantisi mdustrie di guerra) si pos~ouo definire sempre meno come squilibri tra il decrescente potere di ac.-quisto delle masse progressivamente disoccupale e la quantili, dei pro• dotti. Tale definizione corrispondeva ancora alla rcalti, nel )929 e uel periodo immediatamente successivo, quando si poteva fare al moviruento francese dell'Abbondanza il rimpro,•ero di confondere l'abbondanza stessa con il subconsumo. Oggi, se la prosperitì1 è ancora lontana, il ritmo con cni numcnta la produzione è molto più rapido; l'nbbondanzn relntiva mi. naccin convertirsi (e duole che tale prospettiva possn da <1ualcuuo essere considerata minacciosa) in abbondanza assoluta, attraverso l'automazione, che, d'altra parte, s'avvia a togliere importanza, nel costo del prodotto, al peso della mano d'opera. In queste condizioni, il problema della distri– bu;io11e, che si pone ancora, quasi anacronisticamente. come problema di mercati, s'aur:ia ad essere molto più importante che quello della produ:ione. Questa è ancora una realtà futura, 1.na che comincia ad avere <'onae– gucnze nttuali: il mantenimento della minaccia ddlu guerra contro questa po!l-siLile abbondanza, che annullerebbe il beneficio e liberebbe l'uomo dalla d.ura necessità di chiudersi intero nella prigione del lavoro, ed un indebolimento della coscienza di classe parallelo ad una crescente solida– rielì, clelle (orze opernic con gli impresari o con l'organismo statale per cui lavorano, in difesa del beneficio e coulro i comiumalori. Nel mondo a cui ci avviciniamo, la gestione ,; tata.le non risolve uienle su questo 1erreno, se non Corse nel scneo di far scendNe, attraverso il fun. zionarismo, la produtt-ivitìt, e in quello d'imporre prezzi di monopolio; il che può ritardare, ma non impedire, la frattura, che consisterà nella spa• rizioue del beneficio e del sistema attuale di distribuzione per mezzo della ,·endita. L'unico sbocco è bene il socialismo; uu numer,) sempre maggiore di osser\'atori lo riconosce. Per questo i totalitarismi presentano demagogi- 1:amentc la Matalizzazioue - militarizzala e poliziesca - dell'economi1J come socialismo, quand'essa rappresenta proprio l'ostacolo che si 01>pone nll'cvoluz.ione attuale del mondo <'Conomico verso ~oluzioni flessibili nel senso d'un socialismo libero, .in cui l'iniziativa indjviduale possa trovue il suo campo d'azione. La socializznzione dell'economia attraverso comunità cooperative foderate, può m•,,iarci ad un superamento di questa crisi, che, 622

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