Volontà - anno X - n.10 - 30 luglio 1957
A me pare infatti dare il neccessario rilievo - che scoperta, diranno tanti: ma occorre guardarne la relazione col male che si esamina - al processo di collettivizzazione spersonalizzante notoriamente in alto, che ha le sue ragioni profonde nel tessuto della vita sociale dell'ultimo mezzo secolo di storia non solo italiana ma di tutti i popoli cosidetti civili. Il viso politico del processo è uno solo dei suoi molti visi. Ahri tanti se ne possono individuare ad es. &ul piano religioso, sul piano pedagogico, sul piano scientifico - e ben più grave di tutti sul piano del lavoro che in sè somma e traduce in opere il succo di tutte le altre attività umane. Ed all'origine stanno le immani guerre del nostro tempo: la coatta esperien– za in cui moltitudini di persone si son bruciata l'anima con il comandarc.o– uhbidire integrali, con l'uccidere a cuor tranquillo ignoti e senza sapere perchè, con l'abbandonarsi totale ad una marcia diabolica imposta dal– l'alto benchè densa di orrori e priva per ciascun partecipante d'ogni sen• so e ragione e interesse. Lasciamo stare la ricerca solita della gallina e dell'uovo: gli italiani che hanno plaudito in adunate oceaniche al poeta del m:1ggio radioso e poi al duce dei massacri abissini e poi ancora al papa benedicente i ves• silli di tutti gli eserciti sono a fianco ·a fianco con i tedeschi che sapevano di Dachau e del resto e si voltavano dall'altra parte osannando al fulner, con gli americani che alla loro orn han plaudito a piene mani a MacCar– thy, con i francesi« persuasi» di Pétain, con gli inglesi in adorazione di• nanzi a Churchill, ecc. Tutti i popoli sono passati pili o meno inerti dentro lo stesso fuoco. E tale esperienza ha immesso e lasciato nell'organismo psi– cologico d'elle 1>ersone,e quindi nel tessuto sociale in cui esse operano, una tale melma di fame-di-potere da una parte e daH'altra di paura-inerzia, che tutto è divenuto ugualmente possibile, Stalin e Franco, sì, ma anche la paz• zia della velocità e della potenza che crea nel lavoro i mostri immani del nostro tempo, ed anche l'involuzione della ricerca scientifica che l'alimenta. Non c'è da disperare, naturalmente. La crisi del nostro tempo è più profonda ed estesa di tante altre crisi sopratutto perchè il mondo è divenuto piccolo cd uno, ciò che accade ad un gmppo in un luogo finisce per riRcttersi o ripetersi in altri avvenimenti analoghi di tutto il mondo, e non è possibile più non-saperne nulla. Ma in fondo in fondo, sotto le strutture estrenrnmente pili complesse che abbia– mo saputo inventare per il giogo affinchè non sembri giogo, c'è l'eterno fatto <lell'umano d'eteriore: i pochi che cercano di comandare i molti che accettano di ubbidire. E sempre sono in atto, magari minime atomizzate diCJ.Sociate non.apparenti ma certe, le resistenze di coloro che rifiutano insieme e il comandare e l'ubbidire. Nulla di nuovo sotto il sole. Non si è inventato nulla di così nuovo che si debba disperare dell'av• venire. Anzi, conforta avvertire quanto vi sia di creativo d'avvenire nell'a– zione stessa attualmente negativa dei Grandi politici religiosi scientifici iu– dustriali, per tutto il beue che s'intravvede rimarrà sedimentato dopo con– clusa l'esperienza di follia del nostro tempo, ed' i nostri figli ed i figli dei figli ne godranno per andare avanti ancora. 550
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy