Volontà - anno X - n.10 - 30 luglio 1957
E allora~ Cosa credi? Ch'io sia venuto a (arti una lezione o a spiegarti le cose? Ce,co cli scavare e pongo degli interrogativi. Cerco di far comprendere a me e a tutti che l'uomo comunista è pii:, complesso di quel che comunemente si creda, che, anche lui, è w1 in~ie1ne Ji contraddizioni e d'affarwi, un camminatore soggetto a tutte le intemperie e le avversità della strada; non un manichino (fosse pure di acciaio), non un automa con la molla nel collo e il vuoto al posto del cer• ,,elio; m.:1una volontà (e quali sono le componenti deJla volontà?) che ogni giorno deve riconquistare se stessa; uu uomo, infine, di carne e di ossa t.:On tutta la Cragilit?t degli uomini e un imperativo: dei migliori Ira gli uomini. Una delle verità è forse questa: che il cormmista (il soldato.comunista) ha il complesso dell'assediato che è il C<lmplcsso dell'isolato. Il comunista - come il vero credente - è convinto di essere il solo a possedere la veritù (ma questo è di molti, non sohanto del cattolico ma anche dell'.:marchico e del socialista); di più, è arriv:'l.tO a pensare che gli altri, tutti gli ahri, infedeli o eretici, sono, sostanzialmente, dalf' altra parte, avversari o nemici. Isolato, si isola. Cerca le alleanze ma non crede negli alleati; dif. fida auzi cli loro, disposto, in ogni momento, a gettarli .fuori bordo. Se dovessi fare un'ipotesi, e tu me lo consentissi, direi che ciò proviene da una analisi e da una constatazione: in uu secolo di esistenza e di lotta il rncialismo (e quindi i partiti socialisti, degenerati, quasi tutti in par. liti socialdcm1>cratici) uon ha mai vinto, uon è mai cioè riuscito a fare ciò che è nel suo programma, edificare, sulle rovine della vecchia società. la società di donpmi - o almeno porre le solide basi di una tale edifica. zione - sostituire, in u,na parola, il mondo capi1alista con quello socialista; mai, dico; e se talvolta, come nei paesi scandinavi o nella stessa Inghil• !erra, conquistò un certo ~iato cli benessere, e questo fu a prezzo della rinuncia suprema, il pane e la sicurezza (e magari la casa con il giardino) otlenuti con lo spegnimento (o la messa sono il moggio) dei fuochi del• l'ideale; e quando parve (in Francia nel '36, in Inghilterra e ancora in Francia uel '4-5, per non ci1are che gli esempi più famosi) c11e si poLessc sbrecciare il vecchio edificio, che non foi::sc più che questione di volontà, che la meia (osse a portata di mano, s:empre avvenne un qualche co<,a (rinuncia? tradimento? viltà? impossibilità obbiettiva di andare avanti senza far crollare ogni cosa? chi mai lo dirà, visto che mai si è andato avanti?) che mandò tutto a carte quarantotto. Da questa analisi il comunista (Lenin) trasse parecchi insegnamenti, il primo quello della necessità della forma?.ione dell'esercito rivoluzionario, un esercito ha una disciplina, è il solo lnogo dove la discussione non è ,Ji casa. Chi abbandona l'esercito è un disertore. Chi abbandona l'esercito e si arruola dall'altra parte, è un traditore. Scopo supremù la vittoria. Alla vittoria si sacrifica tutto, in primo luogo, se è necessario, se stessi.
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