Volontà - anno X - n.10 - 30 luglio 1957

di oggi sia propizio agli scambi culturali, agli incontri, ai viaggi, alle visite tra i due mondi? Alle <1uali due prime domande fa da coda una terza: esiste in Italia una po5Sibilità di dialogo tra gli intclleuuali comunisti e gli altri? Ma non Li limitavi a domandare, citavi alcune parole di Alhert Camus, pronunciate il 15 marzo di quest'anno alla Salle Wagraw e cupe di pes· siruismo: « debbo ancora u11a volui deludere le nuove speraw:.e di certi colleghi instancabili, ma non c'è evoluzione possibile in una società tota– litaria .... Non c'è ,,osto per niente nella cultura, se non per i sermoni di patronato, la vita grigia ed il cateclti.:mw della propcrganda ». E foce"i se– guire i tuoi dubbi e l'ansia ciel tuo turbamento: « la sinceriùi di certe te• stimoniau.ze (anche tarclive) n.on può essere messa i,1, dubbio e, quiridi, esse dovrebbero insegnare qualcosa. Invece, tutto scivola sulla coscienza di molti intellettuali clie continuano a servire il Partito, oggi come ieri, come se non fosse occoduto nulla. È possibile pensare che siano in buona fcclc? ». E ancora: « .... mentre (noi) rimaniamo aperti a tutto ciò che JJUÒac– crescere ecl arricchire la nostra personalità, co:.:.iamo clal.l'altra parte contro un muro ma.~siccio di verità costituite clove non c'è posto per niente di noi». Silouc risponde (e non poteva essere ahrimc111i) che sì., il dialogo deve essere apcrlo e ne dii - o mi sembra - due giustificazioni: « lo non co11cepi$co il dialogo clic come una form11 della discussione e del contrad– dittorio », e il fatto che uua dittalura, 1>erquan10 ferrea e dura, non è mai un monolite compatto, un bloceo grnnitico senza una lcssura (« non bisogna mai dimenticare che ogni realtà vivent.e, llnclic quelln apparente– mente più solida e complltta, è piena di interni controsti ))) e finisce ci– tando gli intellettuali italiani di recente usciti dal P.C.I.: « Non è vero, essi ci e/icono, che fossero sordi ai richiami di libertà clic riccvc1m110clal– l'es1erno del loro JJartito; muti sì, ma non sordi. Molti, rin,a,sti. nel P.C.1. si trovano ll11COra in quelle condizioni; 11011 bisog11<1 clare pace alle loro co– scienze inquiete ». Ebbene, se clomnndo di intervenire è per I' impressione che Silone eluda il problema posto da te, che non riguardava (o mi sbaglio'?) gli « eretici • del Partito comunista, le Coglie pron1e li cadere, mn tutti gli intellettuali del partilo e, in un certo modo, «tulio,. il partito. Non si tratta (rhoroo a dire se non nii sbaglio) di una sorta di proselitismo, ,li operazione marginale, mn di affrontare l'intellet1uale comunista, così co– m'è, e, visto che .l'intellc11unle comunista, se è tale, non è che un'antenna del mondo che lo circonda, di affro1.11areil comunista e di discutere con lui non per staccarlo dal corpo cui appartiene ma per, in un modo o l'altro, influire sul corpo al quale egli appartiene. I!: questo? Se si, allora posso andare annti, se no, butta al cestino. Un colloquio, se vuol essere vero, presuppone due condizioni: In buona fede assoluta e la volontà di comprendere e di e!8ere compresi. Noi, si all'erma, non siamo compresi dai comunisti, le nostre parole, 560

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