Volontà - anno X - n.10 - 30 luglio 1957
La prima tentazione, riflesso dell'atmosfera in cui per tutti siamo condizionati, cì t,;pinge verso le associazioni-maggiori, i partiti che sareb– be ora di chiamare pseudo-associazioni. Ed il discorso si nllarga, per in• eludere auche gli amici dei gruppi minori, i dissidenti che stanno ai mar– gini dei partiti con un grande desiderio di rientrarvi, oppure gli altri av. viati (come il Movimento comunitario) a divenire essi stessi partito. È così accaduto che quando si è parlato di unificazione socialista nel campo dei piccoli gruppi, io c credo tant'altri abbiamo sperato che dive– nisse possibile entro una specie di costituente socialista il reingresso di una minoranza anarchica, che dal di dentro del partito unificato potesse nello s1esso 1empo da dissensi e discussioni, in cui oltre tutto è sempre in rischio il prestigio dei capi-guide. hwece l'esercito è la pseudo-associazione che pur mlii cono– Kiamo, in cui mohissimi par1ecipano unicamente µerchè coaui, solo i capi-comandanti posson dirsi volonlari, e dal loro insieme di vertici son loro che decidono orclinano cosa debbono fare e fino ad un cerio pun10 anche pensare i soldn1i, ed i soldn1i ubbidiscono. Conclwsione radicale: l'organizzazione è cementala di comando-ubbidienza, non 11uò far del bene alla lunga, 11ro11rioper questo. Molti s'illudono che i grossi risultati ap• parenti raggiunli 1alora dalle organizzazioni abbiano ,•alore pemurnentc, con che sa– rebbe dimostrala In v11lidi1àdell'azione organizZAta da un centro. Ma basta pensare che via via organizzando-sempre-meglio 1i è generalo un processo im·oh1tivo al termine del quale ci ritroviamo con 1a111iprigionieri delle nostre macchine politiche, :id es., per rendere chiaro come il meglio apparenlc sia sempre solo 11re11arazionedi un peggio profondo. Si ha la ri1,rova di queste ,·erilà pensando il concelto di ef/icie11za, poichè oggi Ira noi il cuho dell'efficienza è legato al 11arallclo cullo dell'organizzazione nel defonnare il pensiero dell'associazione. Non si pensa di solito abbas1anza che di fallo il conceno di efficienza, cli noia ori• gine meccanica, è scm11re rela1il•o, ma 1>erle macchine e l'uomo in modi nssolu1amen1e diversi. Un:'I macchina un insieme di macchine sono più o meno efficienti rispeno ad una esigenza prefissata dal loro progettista e ad esse estranea. Una J)Crsona un gnippo di persone all'opera hanno im·ece in se stessi l'esigenza fondamentale di reali1.zarsi in ciò che fanno, l'efficienza della loro azione non è misurabile con metri as1ra11i 11repa– ra1i da ahri ma unicamenle con la corrispondenza ira ciò che essi stessi voglion fare e ciò che riescono a fare, cioè con il grado di soddisfazione che ciascuno di loro rica,·a dall'operare. L'efficienza del lavoro organizzalo, cioè organizza10-da-ahri, è 11roprio del ti110 del– l'efficienza meccnnica. Al limite Taylor la ha defìni1a. sorgente di errori e mali infi– niti, per un complesso in cui uomini aggregali a macchine come ad esse omogenei, cioè abbassando la 1,crsonn nl Jh,ello della macchina, prefìssandone dnl difuori i mo,•imemi ed i tempi, uccidendo con la sua inizinlivn nel Ja,,oro anche la sua gioia del la,•oro. Un processo analogo si re. ,lir.za nelle organizzazioni dei partiti (e il discorso vale, mutato il mutabile, per le organizzazioni delle fabl:.riche, delle chiese, ece.). I capi vi si considerano proprio ciò che i progeuisti son per le macchine. Prefissano per tulti in belle lesi i fini 11rcsunti dell'azione colleui,•:i; ordinano che gli aderenti compinno eer1e azioni in eer1i modi in cerli tempi; crenno via via gli organi ((1uasi-meccanici all'ini– aio) che assicurano la traduzione in auo delle loro dt:cisioni, cioè la catena dei segre– lari (o dei manngers) e dei funzionari; de1erminnno i mezzi con cui, agemlo psicolo– gicamente (slogans) o altrimenti (incentivi) sui loro dipendenti, assicurare che non di- 555
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy