Volontà - anno X - n.9 - 30 giugno 1957
masse p~oletarie, abbarbagliandole col prestigio d'un passato glorjoso e recente, patrimonio non d'un par– tito, ma di tutto il popolo msso. Intendiamoci. Da queste colonne si è sempre combattuto Ja tendenza facilona a chiamare fa~cisti tutti gli avversari poli1.ici. Noi che abbiamo visto da vicino che cosa sia il fa.~ci– smo, che l'abbiamo sofferto nelle pili intime fibre della nostra carne e del nostro spirito, abbiamo a".ulo un sussulto di rivolta morale, quan– do, arrivati all'est.ero, abbiamo sen– tito trattar da sociaHascisti (proprio da parte dei marxisti della terza Internazionale), i socialdemocratici e i combattenti ·antifascisti d' 01:,rni colore che non camminavano sulla Hnea segnata. Non abbiamo mai accettata la espressione ((fascismo rosso » con cui akuni nel nostro campo defini– vano la politica interna della Russia e l'azione dei comunisti all'estero. La parola « fascista » è una paro– la grave, come quella di «spia»; non la si pronuncia che nei casi estremi. Per questo è la priwa vol– ta che la pronunciamo, applicando– la ad altri che non siano i servi del– le dittature italiana e tedesca. La dittatura del proletariatoi co– me qualsiasi dittatum nel nostro tempo, doveva sboccare lì. Lo sape– vamo. l\ta quella era una previsione logica, un'obiezione, un'avverten– za a tanti cuori generosi che secon– do noi avevano sbagliato strada. Oggi è beu di,\erso. Abbiamo il fascismo negli atti e nelle intenzio– ni, ·nello stile e nel melodo. Il na• scerc e svilupparsi d'un partito pri– ma inesistente 1 per mezzo del reclu- 1amen10 clei piccoli borghesi scon- tenti, dei' commercianti danneggiali dalla collettivizzazione, degli spo– staLi che si trasfonnano in mercena• ri (gli stessi elementi delle spedizio– ni punitive italiane) è stato in Spa– gna il primo passo. Poi abbiamo a. vut.a tutta la catena dei fatti noti, poco noti ed ignoti che hanno por– tato alla situazione attuale: il col– po di stato di Barcellona con l'assas– sinio di rivoluzionari provati, le spedizioni punitive e il terrore nei paesi di Castiglia, la restituzione di terre espropriate agli ant.icl1i pro• prietari alla vigilia del raccolto, lo incendio e l'inondazione di collet– tività prospere e, negli ultiDJi tem– pi, l'assassinio di Nin, l'occupazio– ne militare delle collettività d'Ara– gona, la soppressione dell' autono– mia di questa regione, I' esistenza d'una polizia stalinista indipenden– te dal governo, i processi per « )'as– sassinio » di fascisti e preti morti nella lotta delle giornate di lu– glio 1936. .. La lettura di certi do– cumenti rinnova l'orrore dei tragici mesi in cui in Italia vedevamo bro– ciare le cooperative e massacrare gli (lperai. Ed ora, come allora, il governo già mezzo conquistato, ap– poggia gli aggressori ed imprigiona le vili.ime. Queste si difendono po– co, come allora. iP'er disorientazio– ne e lroppo facile ottimismo a quei primi tempi dell'offensiva fascista; per la necessità disperata di non compromettere la guerra decisiva che si combatte al fronte, ora. Le stesse parole si ripetono senza saper• lo: « Calma », « Serenitit >), « Uni– tà»; perfino la famigerata frase di Bucco: « Non accettare provoca– zioni >). Ma le giornate gloriose di Barcellona, I' opera delle milizie
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