Volontà - anno X - n.7 - 1 aprile 1957
tutto ciò che mi serve e che da solo nou potrei mai avere. L'a11eggiumcnto di dii ruba è pro• prio la ncgm~ionc del \'alore essen– ziale che ha il la\'oro ~ia per la pc1·– !-011a singoln che per la società in rui P!'\SC trovano il loro pieno sviluppo. I ,,olli ciel rubare son mille, nel– l'ampio quadro che si è accennato. Mn la definizione del rubar(• è uni– voca. Non gi:'1 soltunto i,oHrnrrc ad altri qualcosa, nrn farlo 1,cr il pl'O· prio personale profitto, per assicu· rarsi un vivere pili facile di quello che s'ulirncnta cli lavol'O ,,roduttivo. E' quindi ovvio che l'nttcggi.:un,•11- 10 di chi ruba 11011 è concepibile eu- 1ro l'insieme di orientamenti earnt– lerisLici del tipo di persona che co– mmiementc si dice oggi « anarchi– <·o » - anarchico in genere, a qual– siasi pal'licolari insiemi di pensieri– connessi tuli orientamenti conduca– no quando vien ritenuto necessario darne uua traduzione ideologica. Jndi"idualisti o socialis1i, comuni– !-ti o libertari, gli anarchlci veramen– te 1ali nou sono mai stati genie a cui fncessc paura il lavoro. Anzi, poi– chè uno dei pilas1ri ideologici è sem– pre stata pc1· 1111ti loro la critica ai parassiti sociali, alla ;:?;enteche vive clella fatica altrui, può dirsi che il rifiuto della Jlropria parte di lavo– ro quotidiano senz'altro è una con– notazione che esclmlc dalla qualifi– ca di « anarchico . ~on può ov,•inmente con ciò fo1-1i. tuirsi una sorte di tribunale idcolo– ;;ico dinru1zi a cui far compnrirc ('hi. ad esempio. si proclnmas1=c anarchi– co e rifiutasse il lavoro. La sola ipo- 1csi è impensnbil<': <·hi mai 1,01 rrh– bc far da ;::iudit>1' Chi, infoltì. poi- chè noi riteniamo - altra connota– zione essenziale dell'anarchismo vi– vo - che nessm10 possa arrogarsi il cliriuo di giudicare? <' Auarf'hico >1 è cerlamcute libero di dir~i chiun<1ue, come gli 1rnre. Nè , 'è modo alcuno (od anche solo i11- 1ruzio1.1c) di sottoporre la sua auto– clPfìnizionc ad un esame di merito. Come sempre, tutto ciò che un anar– d1ìco può lare trovandosi di fronte ad un altro che pur si dice ,marchi– co è i I decidere: ecco uno con cui ho voglia di lavorare, oppure ecco uno con cui non sento di aver r)ulla in <"omunc. einscuno vuda per In sun l-trnda. .Tutta vin, può dirsi pure - 1rnrlau– clo ai terzi, ai non-anarchici - che esiste un movimento anarchico in quasi tulli i paesi, e che esso non ha tessere nè statuti nè lesi ideolo– giche ma è ugualmente abbastanza chinro l)erchè un terzo possa pensa– i:01 11cr suo conto: Sempronio certn– mc.,... t.: è uno di loro, oppure Caio <'Nlumcntc non è uno di loro. E <1w1.11do si dice che gli anarchici non hmwo mai avuto paura del lavoro, anzi lo hanno sempre esaltato CO• me alLivitit fond'amentale dell'essere umano, s'intende riferirsi ad uu ta– lr insieme. Per il quale l'affermazio– ne è cli fatto vera, se ne potrebbero dare cento dimostrazioni con le vitt~ esemplari di cento persone cliver!le, ,l'ogni condizione e paese. L'am11·chi1:o è in(a11i esseuzialmeo– lt· impt·~nalo in sensi di vita libera che 8ia tal<' per sè <-d insit'me pn il suo protii-imo. Lo han detto tutti i p<'nsalori nnarchici: ad e!., Bakunin. Proudhon. Kropotkin, .Malatesta. C:odwin. un altro dei pensatori di fondo df•ll'anar<·lii~mo. ha acuiamen- 389
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