Volontà - anno X - n.7 - 1 aprile 1957

loro azione ì• :-u no piano identico dal punto di vi11-t.a della persona che s'incarica della « espropriazione ,i: in ambedue i casi non v'è alcun in– teresse personale in gioco, almeno per quanlo riguarda le ricchezze (ce– i,propriate ,1, i•h,· ambedue versnva– no integralmente ai gruppi incarica– li di spenderle p,~r i movimenti ri– spettivi. La preme11-sa f-lori,·a l'Osi appena accennata è util"' 11 d'nr rilievo al fai. lo che non vi è nesf-1ma analo~ia ef– fettiva tra gli e< espropriatori )) ed i ladri-profes!-ionali, cioè le persone d1e deliberatumente scelgono il fur– to anzichè il la\'Ol'O per procnrari;.i i meu:i clf'I vivere quotidiano. Non certo noi vorremo, con que– sta netta distinzion<', infierire Nmtro il comune Indro-di-mestiere. Nella maggiornn:rn dei cn!li si trai• 1a d'una persona ehe 01>era in ta.1 modo 1>ermotivi di <'lii non ha col- 1>a alcuna. Non solo - e son mohii-– i;imi, hasta lcg~erf' (·on animo nper• to le rroria<·he d"i giornali per, :w– ('Orgersene - per i tnnli che rubu. no perchi• non 1rovano la\'òro, pur volendolo, IHII' t"ercandolo. pur es– i;endo dispo.!-ti a <1ual.!-iasi fatica. Ma nnche è vero per gli altri. anch'f'f-Si numerosi. dw al Curto sono stati a. bituati dal viver<' ra,i:azzi nella. stra– da scnz11 eerteu.a di lrovare a casu µranzo e ('ena, <' poi il riformatorio o la 1)rip:ione hanno completato la loro maturazione ai,;ociale, per cui si sentono privi di dovni verso la CO• munilà ('hc a i-ua volta non nssumf' di fallo alcun dovere Vf'ri-0 cli loro. nemmeno quello elementare di non lasciarli morir<' di fame. li che 1>crò nun toglie che vi siano anche dei la– dri-di-mestiere t.:he son tali per rlt• gioui lor proprie seppurt- senza col– pa: persone psichicamente deforma– le, a t·ui il lavoro costante ripugna, L·he si 1>rh•ano della gioia del lavo– ro perchè non sanno reggerne l'ine– \'Ìtabile fatica. Son i meno, ques1i. ma .:uH·h'essi entrano nel quadro. Può dirsi quindi che, visto l'origi– ne dell'abito di rubare o nelle in– flòufficienze delle comunità in cui i ,·osideui ladri son cresciuti, com'i.· 1>er i piì1. oppure nell<' tare psico– logiche di prrsonc che la comunità non ha saputo f'urare a tempo. co– m'è per i rueno. non ha mai senso pa.rlare cli c:olpa per i ladri. La col. rrn, d'ove t·'f'. è sempre degli altri - della genie !H>r bene <·he ignora chi ha fame t'hi è malato chi è solo, e ,,oi pretende cl'aver,w in cambio cit– tadini moclello, rispeuosi dei pot('ri costituiti e quindi anche delle i-ic::. ehezzc a<·<'umnlM<' d1e nt" son ltt base. Tuttavia, è pur neccsi-ario insi~té• l'e nel chiarire la differenza Ira il ladro-professionale <' l'« cspropritt- 1ore >): v'è tra loro nn abisso, son "0SÌ diversi da diw•nirf' in cnto sen– ,:.o incomunica.nti. .li ladro 1>rofessionale sceglie deli– beratamente il rubare come alternu- 1iva al la.vorarc: ruba.-per-viver<', au– zichè lavorare-1,er-viven·. A noi pu– re stupido pretenderf' che un mie errore si poi:lsa curare con lt:ggi e 11rigioni, poichè la sua vera medici– na sia nel mutamento ciel costume, che attorno a sè il ladro avverta sti– moli e freni ed aiuti per una vittt pili equilibrata. Ma è fuor di dub. bio c.hf ' rnbare-per-vivere è un er– rore. E' un errore sullo ste&so ,piano dei ta.nt' altri anuloghi per cui una per- 387

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