Volontà - anno X - n.7 - 1 aprile 1957

gevolc, pcrchè senza bisogno veudc– si per sempre; quella non promette amore nè si obbliga a rinunziarvi, c1uesta lo promette per sempre qunsi premeditando lo spergiuro. L'amo• re, adunque, nel nostro patto socia– le, sarà la sola condizione richiesta a rendere legittimo il congiungimen– to di due sessi. Se manca l'amore, la volontà, la libertà diventa pro– stituzione ». Giustamente Nello Rosselli osscr• vava, parlando di quella lettera del '47: « Nè Pisacane era di quelli che la pretendono a riformatori socisli per giustificare in un modo o nelral. Lro la loro condotta soeialmeute scor• retta. No; ln sua era ribellione siu– t·era, permanente e disinteressata, cui la personale esperienza conferi– va adesso un tono particolarmente vibìato e commosso. Dichiarata la guerra alla società, si sentiva felice e leggero e in p'acc con se stesso: uua liberazione. Contro tutti? Tanto meglio: « il ue faut foi– rc jamais commc !es nutrcs », giù al– lora superbamente proclamava. Con gli armi, poi, vinta la prima prova, avrebbe portato quel suo spregiudi– cato sguardo indagatore sulle più va– rie manifestazioni della vita colletti. va, nulla accettando che non potesse, con la sua ragione, logicamente e sentimentalmente giustificare ». Iu che consistesse il fascino di En– richetta non sappiamo. Vi era in es– sa un insieme <li ardore e d'indeci– sione, di Incida intuizione e di len– tezz~, di comprensione. di tenacia e di abbandono, del quale ha, forse, tenuto conto il iPisacauc scrivendo così della donn!l, nei « Snggi »: « La natura ha dato loro fibre più delicate e più sensibili delle nostre, 384 e però le loro sensazioni ,,ivissime non possono essere che fugaci .... Ca– paci di quelle azioni o,•e H decidersi e l'eseguire succedonsi rapidamen– te, sono poi incapaci di sopportare a lungo dolori e mirare al consegui– mento di un fine con attenzione pro. fonda e prolungata ». Enrichetta {u un'appassionata, at– tiva, coraggiosa e mo<les1a compa– gna, ben meritevole dell'elogio che il Pisacane, nel congedarsi dalla sua famiglia le aveva dedicato: « ... se nel corso di tanti anni non ho fat. to azione di cui posso vergognarmi, 1o debbo a<l Enrichetta. Ad ogni mia azione, se vi era un lato poco nobile, io stesso mi dicevo: come comparirò dinanzi nd Enri– chetta? Arrossirò di vergogna dinan– zi n lei, sì. nobile, si generosa, se la mia coscienza ha qualche cosa a rim– proverarmi». Enrichetta soffrì dapprima delle tribolazioni della vita randagia e pc. rigliosa, ma maturata la sua persona– lità dalle difficili prove, giume ad essere la compagna devota e degna. N'è tcslirnonio il Mazzini, al quale la felicità amorosa deJl'amico ispira– ¼a queste parole: « L.1 maledizione del ' vac soli ' non si adempiva per lui ». « Dirò soltanto che (1uell'nmore, mercè le nobili aspirazioni della donna, non infiacchi mai l' anima dell' amico, noll si trovò mai a contrasto coll'a. dcmpimento dei suoi doveri, e gli accrnbbe forza a lietamente compir– li. Fu l'amore delle epoche di cre– denza, l'amore che ritewprn l'anima e grandi cose.... >>. I due fuggiaschi sbarcavano a Li– vorno, ma, ricercati dalla polizia toscana, messa in moto dal governo napolitano, e avendo avuti sequestra-

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