Volontà - anno X - n.7 - 1 aprile 1957

preso della causa, dalle nostre boe. che non uscirà altro che la verità (Tibor .l\teray sulla tomba di Rajik). Dopo questo la causa è chiara: Questo popolo massacrato è nostro. L'Ungheria sarà, oggi, per noi ciò ,ehe fu la Spagna veni i an.ui fa. Le sottili sfumature, gli ar1ifìci di paro– le, e le considerazioni snpicuti con le <Juali si cerca ancora Ji ma!ch<>rarc In verità, non ci intcrru:Sano. Ln con– corretiza trn Rakosi e Kadnr con la cputlc vogliono intrattenerci, non ha fo1portnnza. Sono tutti e due della stessa razza. Differiscono soltanto per i loro titoli di gloria di caccia e se <p1elli di Rokosi sono più sangui– nanti non lo sarà per molto tempo. In ogni caso, o che sia l"u<>ci~ore o il perseguitato persecutore, nou cambia niente alla libertà dell'Un– gheria. Mi dispiace n questo pro– posito di dover ancora Care da Cas– sandra e di deludere le nuove spe– rruize di certi colleghi infoticabili, ma non c'è evoluzione possibile in una societit totalitaria. 11 terrore non evolve, se non verso il peggio, la for. ca non si liberalizza, la ghigliottina non è tollerante. In nessuna parte <lei mondo si è visto un partito o un uomo che, disponendo del potere as– soluto, non ne abbia fotto un uso assoluto. Ciò che definisce In società totalitaria di destra o di sinistra è in– nanzitutto il partilo unico cd il par. lito unico non ha nessuun ragione di liuto-distrugger.si . E' per <1uestochi· la sola società che deve couservart> Ja nostrn. simpatia sia critica c-hc o• pern.nlc, è quella in cui vige la plu– rali1à dei parliti. Essa sola J>ermcttc di dettunciure l'ingiustizia cd il de– litto, quindi di correggerli. Ei:sa so• 372 In, oggi, permette di denunciare la tortura, l'ignobile tortura, abomine– vole tanto in Algeria quanto a Bu– dapest. Le tare dell'Occidente sono innu– merevoli, i suoi delitti cd i suoi er– rori sono reali. Ma, infine, non di. mcntichiamo che noi siamo i soli de– tentori di quel potere di perfeziona– mento e d'emancipazione che risie– de nel libero pensiero. Non dimen– tichiamo che mentre In societi, tota– litaria, coi suoi stessi principi, ob– bliga l'amico a dcnuneinre l'amico, la società deJl'Occidcntc, nonostante i suoi errori, produce sempre quella razza d'uomini che conscr"ano Pono. re di vivere, voglio dire la razza di coloro che tendono la mano :dio stes• so nemico per salvarlo dal dolore o dalla morte. Quando il ministro Cbépilov. pro• l'enicnte da Parigi osa scrivere che « J'nrte occidcntnlc è destinata a squnrlare l'anima umana cd a forma. re dei massacratori di ogni specie». è tempo (li rispondcr~li che i nostri artisti ed i nostri scrittori, 1,lmcno essi, non hanno mai ;nassacrato ucs. ~uno e cht• hanno abb:1sto11za gent:– rositi- per non accusare la teoria <lei realismo socialista dei massacri <·o• p•~rli o c.rdinnli da Chépilov e Ja co loro eh,:; gli assomigli:'mo. La \l'l·rità è che c'è posto per tuliJ. tra <li 11oi, an'=-he per il mal~, cù nuche per gli scrittori ,Ii Chépilov, ma anche per l'onore, per la vi:t ft. bcra Gel desiderio, per l'avventura dell'intelligenza. Mentre non c'è po. slo per niente nella cuhura stalinia– na, se non per i sermoni di pa1ror.a– to, la vit:i.grigia e il cntechismo del– la propagauda. A coloro che poteva-

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