Volontà - anno X - n.6 - 1 febbraio 1957

• Joumal de l'Affoire Dreyfm » (po• stu1uo) di Maurice Paléologuc. Subi– to lo acquiatai, lo lessi, lo rileMi, lo studiai e mi interessai molto alla sua teoria del « 3° uomo » 1 • Ma non potetti, pur riconsultando la vasta bibliografia dreyfusiana in mio pos– sesso, venire a capo di niente. Gli amici francesi, anche quelli di ten– denze più o meno rh,•oluzionarie de– mocratiche o di sinistra, alle doman– de pili inquietanti opponevano un sipario di ghiaccio. !Perfino un noto letterato, specialista dell'Affare. non solo non seppe (cioè: non ,•olle) fornirmi alcuna indicazione utile. ma amabilmente fece di tutto per mettermi fuori strada, asserendo che certamente non ci fu il 3° uomo ipo– tizzato dal Palélogue, ma perfino mi occultò l'esistenza d'un libro, edito nel 1954, in cui in tutte le lettere si fà il nome del fantomatico tcr.to uo– mo: il generale Rau! Codesto scrit• torc, parigino, specialista dell'Affa• re, sul quale è scritto un libro pre– gevole e imparziale, giomalista ac– corto e aggiornato, non poteva di certo ignorare che nel 1954 era ap• parso un libro Ji memorie (pessimo lettcroriamente e moralmente par– lando) del generale Legrand-Girards, dal titolo « Un quort ,le siècle nu ser– vice de la France ». Incredibile, ma vero. Soltanto sul finire del 1956 1 u– na gentile amica anarchica, mi se– gnalò e mi inviò questo libro in cui, alla pagina 461, è testualmente det• to: « Agli Affari Esteri sono com:iiiti dell'innocenza. di Dreyfm, e dicono che tre sono i colpevoli: uno è Weil. individuo bacato di cui Sawsier si serviva e che copriva oon la sua pro• 1 Vedere tnio ar1icolo su Il Pome, o. 8- 9, agono-seuembre 1956. tezione; gli altri sarebbero Lauth e il generale Rau.. Que3to oltreJ>(U,a quanto si può immaginare di fanta– stico; si traua. di delirio, o allora ..• ». t facile imm3ginare con quale ar– dore mi ingoltai in nuove ricerche; difficilissimo credere quale fronte compatto « occultistieo » - per co• · si dire - io abbia trovato. E tuttora vi bauo contro. Quando, nell'ottobre del 1956, me ne andai a Parigi ap,, punto per continuare nelle mie ricer– che raccogliendo delusioni su delu– sioni, purtroppo non conoscevo l'esi– stenza delle memorie del Lcgrand– Girardc, i I qual lihro deve avere a– vuto ben scarsa diffusione. Ma ecco che, all'alba del 1957, ap– pare il libro documentatissimo, di– vertente e spregiudicato, di Gérard de Lacaze-Duthiers (un buon erede della Grande Rivoluzione, infine!): « C'était en 1900 ... Tome Prem~r. Les laideurs de la Belle l.'poque ». E, confrontando, raffrontando, contro}. lando, informandomi, arriverò, for– se, a ricostruire per intero il quadro della Grande Congiura. Ma di que– sto a suo tempo; cioè a dopo il mio futuro viaggio esplorativo a Parigi. Ed ecco, infine, che, nelJa seduta del Con&ei.l de la République dell'll d;cembrc 1956 (Journol O/ficiel de la République Françai&e, n,. 76) il senatore- Roger Careassonne (Bocche del Rodano) espone al Ministro de– gli Esteri (che, come d'abitudine, è 'assente. Si tratta dell'indoffaratissi– mo fincau, sfido!) la teoria espoi5ta dal Paléologuc nel succitato libro, e chiede se « ••• non gli sembri. degno d'interesse, non soltanto per tuui i Francesi amanti della verità e della siustizia, ma anche per tutti i nu• m.erosi stranieri che si sono inieres- 339

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