Volontà - anno X - n.6 - 1 febbraio 1957

li decreto di legge di Carlo Alber– to, del 1835, stabilì, teoricamente, l'abolizione dei feudi e )a loro ri– partizioni Ira comuni e privati; in modo che, in rea]tà, come è scritto nella « Grande EncycloJ>cdic Fran– caise »: « se i diritti fcduali che ro– vinarono la Sanl('gna sono stati abo– liti, la proprietà non Iu rimessa in– teramente nelle mani dei conta.di – ni ». Tutto questo semplicemente pcrchè quei u privati -., di carloal– bertiana memoria non erano che i rappresentanti della borghesia pie– montese, e quella legge, come ogni legge, ebbe le sue numerose ecce– zioni. A distanza di oltre uu Aecolo la situazione fondiaria della Sardegna si trova quasi immutata. Escludendo il Campidano, dove la percentuale dei terreni coltivati è ciel 30% circa. dove si trova.no delle medie proprie– tà, tultn la Sardegna non è che un monotono territorio dove allo step• pa pnscolntiva si alternano le mac. chic ed i boschi supentiti. Sole oaai le microscopiche proprietà cintate che circondano i villaggi e che lavo• rate senza treguil e senza mezzi sono da decenni esaurite ( dei poveri riu– niti in libere collettivilù sono sem• prc meno miseri che dist)crsi nel loro isolamento: questa constatazio. ne è sufficicnt:, per rendere concre– ta la solu7.ionc di chi vede nelle cooperative una fonua di rinascita); il resto dei pascoli è diviso tra le medie proprietà (coltivate spesso per il 10%) ed i latifondi incolti dei grandi proprietarii. L' economia è dunque molto più pastorale che agricola. Fino a che punto l'opera della Ri– forma Fondiaria e della Cassa del Mezzogiorno ha infinito su questa situazionc? , Alla fine del 1954 circa 20.000 cl• tari erano stati distribuiti a 2.045 famiglie. Una ci&a irrisoria se para– gonata alla piaga del pascolo che resta da sanare. Mi si dirà che due anni sono trascorsi: si sappia allora che l'obbiettivo finale deU' ETFAS è di install!lre sui terreni espropria– ti, pari a circa 75.300 ettari a ii• ne 195), 12.000 famiglie per un to– tale di 60.000 o.bi t anti. Questo, quan– do, perfino un autorevole giornale tedesco, I' « lndustrickurier .Diissel• dorf » del 21 luglio 1955, dcfini!ce la Sardegna « una California del– l'avvenire » e parla - senza esage– rare - di terra e lavoro per l milio– ne di italiani. Si è forse dimenticato che il pascolo latifondistico ammon– ta ad olLre 1.200.(X)() ettari? Per quanto concerne l'opera della Cassa del Mezzogiorool così come per la diga sul Tirso conclusa iu re– gime fascista, i lavori idro-elettrici del Flurucndosa, nella Nurra o al– trove, quelli eventuali Ji rimboschi– mento, tutto quello che si farà per raccogliere la preziosa acqua che se ne ve nl mar~ mentre la siccità è co_– stantemcnte m agguato, se non sara coadiuvato <la una radicale trasfor– mazione della situazione agricola e fondiaria che dctermi.oa la situazio– ne sociale, resterà sterile per l'in– sieme della popolazione sarda anche se porterà profitto ai soliti appalta– tori. Senza parlare della pesca (attual– mente eua impiega solo 4.000 pe.. scatori) che ha vaste possibilità di incremento, concludo questa rapida, ed a((atto esaurita, esposizione del• la !ituazione sarda con l'affermazio– ne che, sul piano industriale (la 329

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