Volontà - anno X - n.6 - 1 febbraio 1957
e raggiunge il culmine verso il 1900 (dal 1860 al 1910 217.000 ettad a bosco sono stati distrutti); numerosi bcnì comunali e demaniali furono arbitrariamente venduti o addirittu– ra ceduti ad imprese forestali, in maggioranza toscane, che tagliarono senza scrupoli interi boschi. Attual– mente l'èsportazìone del carbone ve– getale continua~ alla vigilia della guerra essa si aggirava sugli 800.000 quintali annui. Nonostante numero– se disposizioni legislative gli specu– latori forestali rinviano, con la loro influenza, alle calende greche un. rimboscamento indispensabile alla rinascita sarda, sfruttando, fra l'al– tro, la scusa che il be:stiame brado (quasi 3 milioni di ovini oon una 01inoranza di caprini) danneggiereh– be le giovani piante dei nuovi Lo– schi. (A proposito degli ovini è ne– cessario dire che il loro numero è in aumento mentre quello dei bovi– ni è in regresso (323.000 nel 1908, 240.000 nel 1930, 222.000 attualmen– te) e l'isola conta solamente - mal– grado le ghiand'e dei querceti - 100.000 suini circa. Cos1, in un grave circolo vizioso, il disboscamento ha prodotto le pa– ludi, le paludi Ja ·malaria con la conseguente necessità di continuare a vivere lontani dalle coste, il che si– gnifa::a, in definitiva, continuare n tagliare legna per gli usi domestici. Con la malaria è sorto ovviamente anche il complesso problema della bonifica. Ma a pro1>osito di disbo– scamento, anche se il discorso appa– re alquanto lungo, non posso dimen– ticare l' impostazione negativa che questo procedimento ho assunto ri– spetto ali' altro problema, quello idrologico. Se è vero cbe il 45% dei 328 terreni sardi sono, per la loro ori– gine granitica, classificati geologica– mente come impermeabili, non &i può non aggiungere che anche questi terreni sono in fondo penetrabili al– le o.cc1ue,prova ne sia l'alto numero di sorgenti (oltre 25.000). Quella che è minima è la quantità di acqua erogata, specialmente nel periodo estivo, cd è qui appunto che si nota l'effetto della mancanza di una col– tre boschiva che funzioni da spugna idrica. Per questo i fiumi antichi si sono trasformati in torrenti e le piogge si riversano rapide al piano causan– do gravi inondazioni (si ricordi quel– la del Campidano nel 1889), accen– tuate inoltre dagli insabbiamenti delle foci, Le inondazioni frequenti formarono ben presto gli acquitrini malarici. Nel 1933 - sotto quel regime fa– scista che aveva, ad ogni pié sospin– to sulle labbra il nome di Sardegna e la demagogia dei presunti miraco– li realizzati nell'isola - i compren– sori di bonifica sardi comprendeva– no non meno di 825.000 ettari di cui almeno 4-00.000 in pianura (com– prendenti le paludi). Praticamente si effettuarono certi lavori di risana– mento solamente su 58.000 ettari. La « grande » opera fascista. si limi• tò a qualche migliaio di ettari mes– si o rimessi a coltura (le cif-rc sono discordi e si va da 16.000 a 30.000). D'altronde In provo. più evidente del– le infime realizzazioni, nel campo della bonifica agraria, sotto l' era mussoliniana, è la legge dell'S gen– naio 1952 che considero il 100% del territorio sardo come super..6.cie da bonificare.
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