Volontà - anno X - n.6 - 1 febbraio 1957
scrivere. Ma può essere altrimenti? Le cosidette aule scolastiche non SU• perano le 2.34'1- e la media dei bem• bini, nonostante il 65% dei ragazzi in obbligo scolastico che diserta la scuola, è di i4 per auln. Occorrono ancora 3.280 nuove aule, il 130% di quelle esistenti, ma se si considera che su 2.344 aule quelle veramente tali sono unn infima percentuale (gli edifici scolastici sono in tutta l'isola 157), l'altre essendo spesso magazzini o stalle, vien fatto di stu– pirci che il 50% dei sardi abbia, nonostnnte tutto, potuto imparare qualcosa. Sul piano stretta.mente cconoroieo solo 440.000 abitan1i, su 1.300.000 di cui circa il 92% viventi agglome• rati nei centri. s:onoauivi; malgrado ,ia la regione meno popolata d'Ita– lia, la Sardegna ·registra il pii:1alto numero di clisoccupnti. La conse• guenza prima è che la popolazione sarda è anche la 1>ii1 denutrita delle popolazioni italiane e che l'avitami• nosi infantile è gcneraliuata, In ca– renza in vitamine essendo pa.ri aJ 70%. Ogni famigHa cerca pertan• to di sCuggire in ogni modo alla fa– me, l' impiego della mano d'opera minorile, nei lavori domestici e nei campi, è abituale e rappresenta una delle cause della diserzione scolasti• ca. Tutti devono essere sfruttati quando, se si lavora, le paghe scen– dono talvolta a dei livelli di 200 lire. La situazione agricola merita di essere e.saminata. La Sardegna, coo u.Qa super.ficc di 24.090 kmq, ha una supcrfice agrario-forestale pari a 2.321.700 di ettari, solo il 3,5% della superfice totale è quindi im. produttÌ\'O. Io dettaglio abbiamo: 1.224.000 ettari a pascolo, 300.168 incolti (macchie e palmeti nani), 6.96-1 a prato, roc>.400 u. seminativi 122.300 a bosco e 56. 700 ettari a colture legnose (oliveti 20.000 ettari, vigueli 32.000, agrumeti 550 e mao– dorlcti 4.150). In realtà, dato che circa la metà del seminativo resta annualmente in riposo, la superfici~ realmente coltivata non supera ogni anno il 17% mentre i pascoli salgo• no a circa 1.550.000 ettari. Per il bosco occorre dire qualoo• sa ancora. Nd passato la superficie forestale rappresentava 1/5 del tO• tale, oggi esH è scesa ad 1/20. Gli incendi (risultano delle vendette fra privati proprie di una popolazione primitiva e pii'1 particolarmente im– piegati dall'epoca romana in poi CO• me criminale mezzo di lotta contro i « briganti ») e )a speculazione fo. •restale sono le principali conseguen– ze di questo declino deHa ricchezza boschiva sardo (anche in questo set• tore la Sardegna è all'ultimo posto fra le regioni italiane); iniatti, se gl'inccndi dei boschi nun furono co– sa rara, le dcvMtazioni le più sel– vaggie si hanno con i primi sintomi di ripresa della vita economica sar. da. Già verso il 17-lOle parrocchie furono obbligate a consegnare del carbone vcgetnle per fondere i mi• ncrali metalliCeri la cui messa a vn– lore, abbandonata dopo l'epoca ro• mana, stava vagamente riprcnden. do. Agli inizi del 19.mo secoJo e fino al 1810 circa si era presa l'abi. tudine di bruciare le qucrcie da &U• ghcro per estrarne la potassa che ve• niva impiegata nella concia delle pelli. Con l' unificazione il disbo– scamento entra nella fase speculativa 32i
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