Volontà - anno X - n.6 - 1 febbraio 1957
e monotono discorso che Mussolini tenne il 14 maggio 1929 alla Camera dei deputati, in vista dell'approva– zione del disegno di legge sui Patti del Laterano, In esso si sente la preoccupazione di minimizzare certe maui(cstazioni contrarie a quegli ac– cordi e di persuadere gli ascoltatori che egli ha concluso un buon affare. Egli fa una lunga dissert~ione Slo• rica per dimostrare che il potere tt,npornl<' dei papi è sempre esisti• lo e che i patti conclusi non sono al– lro che un riconoscimento legale di uno sl.uto cli fatto ci;istentc da Co– stantino (S. Piclro aveva da secoli un !-Uo patrimonio costituito da lasciti di religiosi, di persone J)ictose o di individui e/re avevano bi.sogno di /ar– si perdonare i loro delitti e /e loro ruberie). Non era, dunque, 1>ossibi– lc trascinare più oltre un eonJlitto millenario che esisteva tra Stato e Chiesa: bisognava risolverlo e defi– nire i limili di due sovranità esisten– ti nella stessa ciuà. La stessa for– mula di Cavour: libera Chic,a in li. bero Sullo, Cavour vivente l'avrebbe risolta uel modo che egli l'aveva ri– soha (e chi ne poteva dubitare?). Poi i tempi erano cambiati ... ve– dasi l'Annuario Pontificio del 1929 e vi si troverà che tutti gli Stat.i so– no ormai accreditati presso la Santa Sede (Tuili gli Stati, signori, m.eno l'Italia!). E dopo la guerra, ben quattro Concordati la Santa Sede a– veva s1ipuln10 (con la Lettonia, la Lituania, la Baviera e In Polonia) e questi Concordati erano ben meno vantaggiosi ai loro rispettivi paesi di quello da lui conclmm, il quale sal– vava In giurisdizione e la sovranità dello Staio i1nliano. E si forma ad esarninBre gli uticoli più duri di quei Patti per poter convincere che 308 non contengono nè umiliazioni nè limitazioni alla libertà degli ito.lia– ni (proprio il contrario di ciò che essi significavano). Anche nel suo secondo discorso al Senato, lcnuto 11 gio~i dopo, il 25 maggio, sullo stesso argomenlo, vi ~i rivela la stessa preoccupazione. Ri– sponde brevemente alle 11ocl1e criti– che che erano state fatte da qualche senatore, ma si ferma a polemizzare lougamcnte con Benedetto Croce ed in qucsln i;un risposta si sente il li– vore d'el padrone offeso c'he ha rice– \'lllO un NO da uno che t!gli consì– deravu suddito suo. u Yoglio dire subito e/re io gli (Be– nedcllo Croce) sono grato del 1uo vc,– to contrario. Qui non gioca la favola dell'111.,'0 acerba, percl1è non abbiamo bisogno di <1uel voto ... Nessuna meraviglia, o sig,wri, se accanto agli imboscati della guerra esis10110gli imboscati della storia, i quali, non. potendo per ragioni di• vcr1c e forse anche per la loro im– pot.en: a creatrice, produrre l'evento, cioè fare la ·"oria prima di scriverla, si vendicano dopo, dimi,wcndola spesso scn.:11. obieuività e <Jualche– volta ,en:a pudore. Que,<cli,'faccrdoti più papisti del Pa1m. che si vanno a con/e$$arc al neo ve,cot:o, vorrei cono,ccrl i, per• cl,è devono essere di una natura tut– l'affatto particolare. Ma io nego, per <JUel e/re mi riguarda., nella. maniera più ri.'foluu,..,cl,e Fasci,ri, degni ili questo nome, siano andati a comu– nicare le loro rivolte anticlericali al prof. Benedetto Croce. T.,o escludo nella maniera ,,iù a,,oluta, pcrchè la politica religiosa del fasci1mo è .'ftata fin dal principfo unit--oca e ret• tilinea; lo e,clmlo perclrè al Gran Consiglio, ove è J>Ossibilcdire tutte
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