Volontà - anno X - n.6 - 1 febbraio 1957
democratico, decentrato, costruito, non per fare lo stato forle e le buro– crazie potenti, ma per fare forte, li– ber9, padrone di sè. capace di deter– minare e di controllare il potere, non di diventarne uno strumento, l'uomo, tutti gli uomini e ognuno di essi che si trovino a vivere e ad operare in una qualunque comtinità. Se non si diC<'.qnnle di queste vie il partito comunista ha scelto e se so– prattutto non lo tti dimostra attra• verso il « libero e!ame » delle altre vie possibili ed efTcuuali, il discorso sulle « vie nazion:,,li » resta un di– scorso ipocrita ed opportunistico, resta soprattutto una boutade lapa- 1issana: in Italia la via italiana, in Cina la vin cinese, al polo la via polare. E tutti contenti. Ma la scelta della strada condizio– na la scelta dello strumento. Non si percorrono vie democratiche con un partito burocratizzato, non si affron– ta il nuovo con un partito vecchio, da « comunismo di guerra », non si esce dallo stalinismo, dal « culto della persona » ccc. con uno stru– mento costruito in modo do impe• dire il formarsi e circolare delle opi• nioni, la lotta delle idee; non sarà mai un partito di Cunzionari, lega– ti agli scatti della corriera, che po– trà mettere in discussione l' opera dei capi, determinarne la politica, costringerli a rispettarla, punirli degli errori, cambiarli quando oc– corre; un partito di fonzionari, cioè di burocrati, è per definizione un partito di conservatori, che vedono nei fermenti e nella volontà delle masse il nemico da combattere. E poichè in, questi tempi i comunisti sembrano richiamarsi, come si trat• tasse di un prin<'ipio rivoluzionario, alla formula del « centralismo de. mocrntico », occorre dire che il ·« centralismo democratico » è la for• mula tipica del parlito stalinista, il « partito di tipo nuovo » di Stalin, lo strumento non della rivoluzione, della conquista del potere e della democrazia operaia, ma della dit1a• tura. « Il regime del partito bolsce. vico, soprattutto prima della presa del potere, era agli antipodi di quel– lo attuale dell'internazionale comu– nista, con i suoi capi nominati ge– rarchicamente, le sue svohe eseguite dietro ordinazione, i suoi uffici in– controllat.i, il suo disprezzo della base, la sua servilità verso il Crem– lino. Nei primi anni che seguirono_ la presa del potere, quando il parti• to cominciava a coprirsi della mg– gine burocratica, qualsiasi bolscevi– co, e Stalin come qualsiasi altro, avrebbe trattato da infame calunnia. tore chiunque avesse proiettato sul– lo schermo l'immagine del partito quale doveva diventare dieci o quin– dici anni più tardi. La dottrina al• tuale che proclama l'incompatibili– tà del bolscevismo con I' esistenza delle frazioni contraddice ai fatti. È zm mito della decadenza » (Trot– sky). Crisi morale infine. Essa è la pili evidente, e non occorrerebbe nem• meno parlarne. Oggi si L'pre il gior– nale e si leggono le notizie dell'otta– vo congresso del partito comwiista polacco, tenuto~i nello scorso otto– bre. Parla Leon Wndzki, membro del comitato di controllo del parti• to: « La gente veniva arrestata nelle strade e dopo i,cttc giorni di interro• gatorio veniva rilasciato in condi. zioni tali da non poter continuare
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