Volontà - anno X - n.3-4 - 1 dicembre 1956

ne di provare ]e proprie Iorw, di sormontare le t>roprie timidez7,e, di ac<1uistare virtù di chiarezza, di pre– cisione, di sostanza e di direttezza, e <li correggersi dei propri difetti. Particolarmente da evitare sono il compiacersi a sentir la propria vo– ce, il Cnr sfoggio cli rettorica e di coltura irrilevanti, il mirare a che &i dica « oh, come parla bene; quan– te belle, quante dilficiJj parole che sa », il mettersi o seguitare a parlare quando non si ha nie.Dte d'importan– te da dire, il perdersi in lungaggini od il dar peso a cose che non ne han– no, l'oscuramento della ,•erit.à per amore di una heJla lrase o per l'oc– casione di appellarsi a un sentimen– to nobile o popolare, gli attacchi e le apologie personali quando il sog• getto della discussione è già di per se stesso spinoso e complicato, l'e• sposizione confusa, l'impropriatrz– za di tono, la mancanza di gusto e di rispetto tanto per gli ascoltatori come per gli oppositori, e l'istrio– uismo, l'equivoco, la mcnta]ità e la evasione. Tra le qualità da acquista– re e da coltivare, oltre quelle con– trarie ai difetti testè elencati, citia– mo fa calurn, il possesso di sè, la lucidezza di mente e Jo spirito co– struttivo. A ciascuno lo sviluppare il proprio stile, consono colla pro– pria personalità, ma non dimenti– cando che il parlare è atto di co1m1. nfoazione, atto sociale e dialogo, che la sala di riunione non è un teatro, e che la cattedra o la piattafonna non sono un palcoscenico. Natural– mente, in una scuola di allenamento :1 parlare in pubblico, se lo s1lirito che vi regna è compaziente cd edu– cativo, inteso a sviluppare e non a scoraggiare e ad mniliare, si dovreb- be imparare, unitamente al parlare, pure a pensare, ad evitare sofismi, casi di non sequitur, assunzioni gra– tuite e conclusioni sballate. Dato che tra le attività di ogni gruppo anarchico intraprendente quello di pubblica-re un settimanale o una ri– vista è tra Jc pili comuni, una scuo– la per imparare a scrivere è pure da raccomandarsi, e non si esiti a rico– noscere che non c'è scrittore, alme– no nel movimento, che non abbia qualcosa da imparare tanto dai suoi colleghi come dai suoi lettori. Cri– tiche su quanto la rivista o il seui-• manale presenta vanno non solo ac• oottate, ma invitate e, una volta ot– tenute, pubblicate o passate privata– mente a chi sono dirette. Poichè i lettori sono <Juelli che coprono (o dov-rebbero coprire) le -spese della puhblicaziouc, è giusto che i ]oro de. sicleri e i loro t,rusti vengano presi in considerazione. Non tutti possono essere accontenta.ti , e non tutti gli scrittori sono così agili ed elastici da adattarsi alJe esigenze di un pub– blico che poco conoscono o con cui hanno pochi interessi in co1mwe. 1 ~fa da un maggior affiatamento fra collaboratori e lettori è ragionevole aspettarsi progressi in varie direzio• ni e, particolarmente, una maggior omogeneiti, e eonceutrnzioue di e– nergie. Tanto lo scrivere come il parlare servono ad unire uomo a uomo, a rompere ]'isolamento in cui l'anar– chico costmisoo Jn sua torre di avo– •rio o s'impantana; ma nè l'uno nè l'altro possono di per sè sostituire l'azione sociale e organizzativa, l'as. sunzione di responsubililà e il sacri– tftcio di tempo e di energie per un'o. pera di bene comlme. L'anarchismo 207

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