Volontà - anno X - n.3-4 - 1 dicembre 1956

può tener luogo di conoscenza; la seconda, che val più il sapere due o tre cose fondamentali e importanti che non cento d'importanza relativa; e la terza, che tutto quello ch'egli non sa non vale la pena d'essere sa– puto. Quest'ultima ò manifostamen. te TidicoJa e di rado schiettamente espressa, bcnchè non di rado nutri– ta . .Ma pure ]e altre due hanno i ]o. ro diletti, tra j quali deplorevolissi– mi una presunzione insultante e una pigrizia di mente inavvertita che ei fa col tempo abitudine, una sclerosi e un automalismo imbecille del cer– vello. Si posson biascicare ogni gior– no ed ogni anno quattro o cinque grandi principi o frasi fatte come si biascicano rosari. E, ancora, vada pei principi, i <1uali hanno il vizio d'imporsi come immutabili ed eter– ni; ma non è raro il caso d'udir •ri– petere, come se fossero le \Ùtime con– clusioni comprovate della scienza, i– potesi ed opinioni troppo in fretta raggiunte cento o cinquant'anni fa ed oggi universalmente respinte da– gli specialisti in <1uel ramo di scien– za a cui si riferiscono. Ogni amante deJ sapere subisce ri– petutamente l'esperienza, in una en– tusiasmante e scoraggiante, di con– quistare una nuova zona de11o scibi– le solo per scoprire l'esistenza d.i cento allre da lui prima insospettate. N:onc'è nulla quanto l'ignoranza per evitare di riconoscersi ignoranti. A conti fatti, queUi che non studiano sono quelli che non vogliono sapere. On un punto di visla puramente e– goista, fanno bene, pcrchè, come· è stupido colui che, debole cli natura, seguita a volersi battere e finisce sem• pre coJ buscarle, così stupidissimo è colui che, non amando riconoscersi 200 ignorante, cerca continuamente occa– sioni che glielo rammentino. :Ma chi presume di sapere sen.za studiare non. è solamente uno stupido di prima cotta, ma uomo rozzo e di mala com– pagnia. « La buona educazione •• scrisse Locke, «consiste nel non pen– sare grettamente di se 6tesso e degli alLri». L'ignorante che si dà le arie d'un pozzo di sapienza o addirittura di genio (incompreso, naturalmente) pecca di maleducazione perchè mo– stra una bassissima opinione dei suoi ascoltatori. Li stima infatti tanto stu_ pidi da non crederli capaci di distin– guere l'oro dall'orpello mentre, se son veramente stupidi, è da condan. mare perchè approfitta dc]J.n. loro stu– pidità per farsi bello o per altri mo– tivi puliti. In ,un paese come l'Italia dove bisogna darsi delle arie per far– si rispettare, dove non si può scri– vere una poesia senza credersi imme. diatamcnte un Leopardi o dove, ap• pena si salga un gradino della scala burocratica, ci si dà il titolo di ra– gioniere o di dottore, un esempio di schiettezza e d'umilt.; da parte degli anarchici sarebbe molto rinfrescan– te. Perchè, difatti, non riconoscere la propria ignoranza? Dopo tutto, è un mezzo per rimediarla, per far sorgere occasioni d'istruirsi. È pure un mezzo per mettere alla prova l'i– struzione degli altri e per rendere mosci i pettQruti sapientoni. Non sempre, perehè in molte compagnie s'apprezza di più la superbia e l'al– terigia, l'e<1uivoco e In commedia che non Ja schietU ed umile verità. Si tratta però di compagnie ch'è me– glio perderle che trovarle. Non è mia intenzione il minimiz. zare Je difftcoltà materiaJi in cui in– ciampa l'autodidatta di buona volon~

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