Volontà - anno X - n.3-4 - 1 dicembre 1956
deale è uua gran bella cosa, ma non è comunicabile alla lesta, come certe malattie. Si comunica coll'educazio– ne, col Javoro paziente, non coi ge– !ti subitanei, sconclusionati e teatra– li. E poi perchè l'ideale sia davvero una bella cosa, bisogna aver l'anima pura di don Chisciottc. E quanti ce l'hanno? lo no, E tu, lettore? L'i– deale c'è caro ciònonpertanto. l\fa non è principessa incantata da libe– rare uccidendo un drago fatto appo– sta perchè noi ci copriamo di glo– ria. L'ideale è creatura non nata o che, se nata, ha bisogno di cibo, di protezione e di cento attenzioni. Perchè prenda corpo c si faccia gran– de bisogna sacrificarsi, bisogon la– vorare. Lo ideale è un figlio, non un'amante. 2 L'anarchico, quale lo conosciamo, oon è Ja persona meglio tag)iata per Jarc il maestro. I suoi interessi e i euoi problemi si estendono ben oltre l'ambito modesto e sempre un poco artificiale di una scuola. In secondo luogo l'anarchico è un ribelle e, se non sempre idee chiare, ha forti sen– timenti sulla natura e sul ruolo del– l'autorità. Meuendosi a insebrnare Terrebbe a trovarsi in una posizione d'autorità delicata, e preferisce schi– varla per non aver da scoprire in sè quelle tendenze autoritarie, quella preforenza pei metodi spic– ci, quegli abusi di potere e di confidenza, nonchè quella incom• petenza che tanto si compiace a condannare in altrui. Come se ,)a ca– Yerebbe, difatti, con tutti i suoi prin– cipi, se per una ragione o per una altra i suoi scolari gli si ribellasse– ro contro? Chi è padre ed anarchico al contempo sa a quali difficoltà mi riferisco. La soluzione dell'anarchico in tali situazioni complicate è di so– lito quello di buttar tutto a' monte, col risultato che l'anarchismo non fa progressi e non lo si vede sviluppare caratteristiche ,sociali sue proprie. È un paradiso d'imbecilli quello in cui ogni pensiero si muove dalla premessa, velatamente o subcoscien– temente, si completa così: « Se tut– ti fossero come sono io... , se tutti fa. cessero come dico io». Occorre in• vece partire dal Cauo che gli uomini sono diversi e rendersi conto che o– gni -azione sociale risulta da un col– loquio, da un dissidio, o da un'armo– nia di volontà indipendenti. Rispet– tare la libertà degli altri non signi– fica vivere e lasciar vi.vere, semplice– mente perchè gli uomini non vivono isolati e, vivendo insieme, non pos– sono salvare la Hbertà, in quanto ha di sociale, che facendo sacrifici e assumendosi responsabilità. L'anarchico è generalmente un au– todidatta. Ne va fiero a causa di una tradizione romantica, che vieppiù si scolora, e per quella soggettiva ten– denza a giudicare del valore di un risultato secondo gli ostacoli incon– trati e lo sforzo richiesto per il suo raggiungimento. È difficile per l'au– todidatta sfuggire a un complesso d'inferiorità o superiorità. Egli non può avere quella certezza sul fon– damento de11e sue cognizioni che ha invece chi ha avuto la lorruna d 'im– parare dai migliori maestri. L'auto– didatta, e l'anarchico in particolare, si fissa in una delle tre convenzioni seguenti, e qualche volta in tutte e tre; la prima, che l'intelligenza 199
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