Volontà - anno X - n.3-4 - 1 dicembre 1956
potete ignorare; siete anche voi uo– mini del nostro tempo, e anche voi sentite il dovere di valutarle, di spie– garle storicamente. Come si può spiegare questa soli. darietà? Certamente voi avete él\'– vertito nelle parole di questi testi• moni non soltanto un senso di soli– darietì, e quasi di complicità con Da– nilo, mo altrcsì un semo piì1 profon– do, quasi direi di umiliazione e di contrizione di questa cultura: per aver tardato tanto ad accorgersi di questi dolori; per aver atteso, pri– ma di accorgersene, che fosse Dani– lo a dare l'esempio. Il carallere singolare ed esemplare di Danilo Dolci è proprio qui: di questo uomo di cultura, che per ma– nifestare la sua solidarietà ai poveri non si è .accontentato della parola 1>!lrln1ao scritta, dei comizi, degli organi del giorno e dei messaggi; ma ha voluto vivere la loro vita, sof– frire la loro fame, dividere il loro giaciglio, scendere nel.la loro forzata abiezione per aiutarli a ritrovare e a reclamare la loro dignità e ]a loro redenzione. Questa è la singolarità di Danilo: qualcuno potrebbe dire l'eroismo; qualcun'altro potrebbe anche essere tentato cli dire la santità. Qui e fuori di qui siamo in molti a pensare e a riJ>Ctere che la cullura, se vuol esser vh•a e operosa, qual– cosa di meglio dell'inutile e arida erudizione, non de,•e appartarsi dal– le vice.ode sociali, non deve rinchiu– dersi. nella torre d'avorio senza cu– Tarsi delle sofferenze di chi batte al– la porta di strada. Tutto questo lo di– ciamo e lo scriviamo da decenni; ma Luttavia siamo incapaci di ritrovare il contatto fraterno colla pover~ geo. te. Siamo pronti a dire parole giu– ste; ma non sappiamo rinunciare al noslro pranzo, al nostro comodo lei. to, alla nostra biblioteca appartata e tranquilla. Tra noi e la gente pii, umile resta, per <1uanto ci sforziamo, come uno schermo invisibiJe, che ci rende difficile la comunicazione im– medinta. Il popolo ci sente come di un altro ceto: !OSl>Ottache questa fraternità di parole sia soltanto ora· toria. Per Danilo no. L'eroismo di Da- 1tllo è questo: dove piì1 la miseria soffocava la dignità umana, egli ha voluto mescolarsi con loro e confor– tarli non coi messaggi ma colla sua presenza; diventare uno di loro, di– videre con ]oro il suo pane e il suo mantello, e chi.edere in cambio ai suoi compagni una delle loro pale e un po' di fame. Questo intellettuale triestino, che ~ avesse voluto avrebbe potuto co– struirsi in breve, coi guadagni del suo lavoro di artista, una vita bril– lante e comoda in qualche grande città e una casa ricca di quadri e di libri, è andato a esiliarsi a Partinico nel povero paese rimasto impresso nei suoi ricordi di bambino, e si è fatto J>CScatoreaf'(amato e spalatore della trazzera per far intendere a questi diseredati, colla eloquenza dei fatti, che la cultura è accanto a lo– ro, che la sorte della nostra cultura è la loro sorte, che siamo, scrittori e pescatori e sterratori, tutti cina– dini dello stesso popolo, tutti uomi– ni della stessa carue. Egli ha fono quello che nessuno di noi aveva saputo !are. Per questo so• no venuti qui da tutta Italia gli uo– mini di cultura a ringraziarlo: a rin– graziarlo di questo esempio, di que- 171
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